Il dato è incontrovertibile: il Pd in Sardegna perde nelle grandi città dove aveva governato per tanti anni, vale a dire a Nuoro, Sestu e Porto Torres. Così come aveva clamorosamente perso ad Assemini. Vince il partito di Renzi soltanto a Quartu, dove Stefano Delunas è il nuovo sindaco superando Mauro Contini. Ed è chiaro che i sardi non sono soddisfatti, un anno dopo, dell’azione della Giunta Pigliaru. Lo dice anche il dato sull’affluenza, semplicemente disastroso. Lo dice il fatto che a Quartu, per vincere, il Pd abbia accettato persino la stampella dei Riformatori.
Solo la logica dell’alternanza? No, c’è qualche campanello d’allarme da non sottovalutare. Ad esempio a Nuoro, dove si sta ripetendo esattamente quel che sta per avvenire a Cagliari: il Pd non ha saputo leggere il malessere della popolazione e Bianchi è andato incontro a una clamorosa sconfitta nella città che da sempre è un feudo comunista. A Sestu, perde Anna Crisponi che aveva governato per tanti anni con Aldo Pili, il sindaco uscente che era sceso facilmente a patti con imprenditori come Sergio Zuncheddu. Una candidata “civatiana”, sostenuta dall’area di Paolo Fadda, va incontro a una dura sconfitta. Mentre Michela Mura, sconfitta alle primarie, avrebbe rappresentato una freschezza e un vento di novità, il paese aveva bisogno di una nuova guida giovane.
Attenzione invece al dato di Porto Torres, dove trionfa il candidato a 5 Stelle e i grillini, dopo Assemini, si prendono un altro centro importante. Un paese dove il tasso di disoccupazione è alle stelle e le industrie stanno morendo: non si poteva candidare un esponente, anche per bene, della vecchia sinistra legata ai modelli industriali fallimentari. E l’onda grillina dove si presenta non scherza: cosa accadrà tra un anno a Cagliari se azzeccassero il candidato sindaco giusto? Non c’è più il bipolarismo. Proiettando infatti questi dati sul capoluogo, da un lato si evince chiaramente che la “giunta dei professori” guidata da Pigliaru non sta convincendo i sardi, non ha rappresentato quel cambiamento che i sardi volevano dopo il flop di Cappellacci. Dall’altro la netta sconfitta di Bianchi a Nuoro senza le primarie “obbliga” il centrosinistra a ripensare seriamente alle primarie nel capoluogo, per dare prima di tutto nuovamente la voce agli iscritti e ai cittadini. Zedda o Comandini, il nome che risale prepotentemente, per battere il centrodestra che è a sua volta al bivio. E attenzione all’alleanza Pd-Riformatori: se dopo la vittoria di Quartu venisse riproposta anche a Cagliari, dove Sel sta scomparendo, ci potrebbero essere sorprese anche nella leadership.
Il ko di Contini fa riflettere: Forza Italia è ancora viva ma boccheggia. Se il centrodestra presentasse a Cagliari un candidato unico con forti liste civiche (Massidda, Floris?) andrebbe certamente al ballottaggio perchè i grillini spaccheranno l’elettorato. Presentandosi diviso, sarebbe sconfitta assicurata. Una notte per riflettere, da oggi parte la sfida per Cagliari, da tutti i fronti della politica sarda. Mentre Pigliaru trema e il rimpasto in viale Trento si avvicina.












