“Mi hanno telefonato nella notte per dirmi che papà era morto”. Un tuffo al cuore, la testa che fa fatica inizialmente a metabolizzare quel messaggio, poi la consapevolezza che prende il sopravvento. Claudio Incani è uno dei due figli di Giuseppe, travolto e ucciso in viale Marconi da un’auto, una Toyota Yaris grigia, guidata da qualcuno che, poi, è fuggito, lasciandolo agonizzante in un canneto. Era cuoco a Lo Spiedo Sardo, il sessantenne, e utilizzare la bicicletta per tornare a casa, dalla moglie e i due figli in via Giotto, era consuetudine: “La usava da quindici anni, per tenersi in forma e per risparmiare. Papà era l’unico che portava il pane a casa e che ha sempre lavorato per fare crescere me e mio fratello, insieme a nostra madre”. È un figlio disperato, Claudio, che chiede solo giustizia: “A chi l’ha investito ed è fuggito dico solo una cosa, costituisciti perché tanto hai le ore contate”.
Lo dice con un tono deciso, mentre i suoi occhi gonfi per le tante lacrime versate aiutano a capire che “c’è una famiglia distrutta. Papà ha sempre lavorato, mischinetto, e non doveva finire così. Voglio giustizia, chiedo giustizia, aiutatemi”.












