E’ guerra. Senza esclusione di colpi né di mezzi. Sulle rinnovabili in Sardegna si gioca la più grossa partita di sempre: economica, sociale, imprenditoriale e persino mediatica.
L’ultimo capitolo dello scontro ad alzo zero che ha come bersaglio principale la presidente Todde vede protagonista l’ex presidente del consiglio regionale e coordinatore della Lega Michele Pais che su Tik Tok ha postato un video risalente al 2022, quando la Todde era viceministra al Mise nel governo Draghi. Nel video la Todde auspica una accelerazione negli iter per la produzione di energia rinnovabile, precisa che le imprese hanno già ottenuto le autorizzazioni e sono in corso gli iter burocratici, che l’investimento sulle rinnovabili è di 85 miliardi di euro per arrivare alla quota di 60 gigawatt. Insomma, una posizione totalmente a favore delle rinnovabili e molto diversa da quella che sostiene oggi, da presidente della Regione, ma sposata già in campagna elettorale con la promessa della moratoria poi approvata dalla giunta e impugnata dal governo. Una risposta alla lettera che ieri la Todde aveva inviato al “popolo sardo” in cui, chiedendo l’unità e richiamando le forti responsabilità del suo predecessore Solinas per le migliaia di richieste, assicura l’opposizione della giunta regionale a ogni tipo di speculazione.
Ma la battaglia ha avuto anche un risvolto clamoroso e senza precedenti. Il partito Sinistra Futura ha chiesto all’ordine dei giornalisti della Sardegna di intervenire sulla campagna di stampa portata avanti dal gruppo editoriale dell’imprenditore Sergio Zuncheddu, per verificarne la correttezza e scongiurare strumentalizzazioni e utilizzo dei mezzi di informazione per raggiungere altri obiettivi, meno nobili di quelli in difesa della Sardegna e dei sardi. L’ordine non ha battuto colpi al momento, invece il gruppo editoriale ha ribadito la propria indipendenza e difeso metodi e contenuti del proprio lavoro.
Da sottolineare che ormai in Sardegna non si parla di altro, come se non esistessero altre emergenze, dalla sanità ai trasporti al lavoro: da un lato chi attacca, per i motivi più svariati, dall’altro chi si difende. Un monopolio sul dibattito pubblico mai accaduto prima.










