Assunzioni di personale, nomine e conferimenti di incarichi dirigenziali,
rilascio di nulla osta alla mobilità del personale sanitario e amministrativo: tutto a rischio annullamento. La sentenza della corte costituzionale rischia di travolgere tutto e far precipitare la sanità sarda in un buco nero di caos e ricorsi. A spese, milionarie, dei cittadini.
La sanità regionale è dunque sull’orlo di una crisi istituzionale senza precedenti. La sentenza n. 198 del 2025 della Corte costituzionale ha infatti dichiarato l’illegittimità di parti centrali della riforma sanitaria varata dalla Giunta Todde, colpendo al cuore il sistema di governance delle aziende sanitarie: commissariamento straordinario, decadenza dei direttori generali e sostituzione dei vertici aziendali vengono cancellati dall’ordinamento perché in contrasto con i principi costituzionali.
La Consulta è stata netta: quelle norme violano il buon andamento e l’imparzialità della pubblica amministrazione, oltre a non rispettare l’equilibrio delle competenze legislative. Tradotto in termini concreti, viene meno il fondamento giuridico che ha legittimato l’azione dei commissari straordinari nominati in forza della riforma oggi bocciata.
Ed è qui che si apre uno scenario di eccezionale gravità. Tutti gli atti adottati dopo la pubblicazione della sentenza e fondati sulle disposizioni dichiarate incostituzionali rischiano di essere privi di base legale. Un vuoto che potrebbe travolgere centinaia di provvedimenti amministrativi già adottati o in corso di esecuzione.
Il rischio concreto, in realtà molto più che un rischio, è quello di un’ondata di contenziosi, di potenziali danni erariali e di un ulteriore scollamento tra istituzioni regionali e comunità, con costi che, ancora una volta, ricadrebbero sulla collettività.











