“Chiudere i negozi di cannabis? No, assolutamente no”. Enrico Marongiu, 37enne di Decimoputzu, un passato da elettricista, da dieci anni coltiva marijuana “legale” nel suo terreno. E gli affari vanno benissimo: “Sto chiudendo contratti milionari, fornisco il prodotto a chi deve fare dolci, a chi deve curarsi per via di dolori, pure a chi realizza mattoni. È inopportuno, per un ministro, dire che si vogliono chiudere delle attività commerciali che non fanno del male a nessuno”. Il business regge, secondo Marongiu: “Insieme a me lavorano altre sei persone, siamo tutelati anche dalle leggi europee, le nostre filiere sono controllate. E poi, pure la ministra dei 5 Stelle Giulia Grillo ci ha difeso. Se chiudono noi, perdono il lavoro anche i rivenditori, gli agricoltori e i fattorini che consegnano i prodotti in giro per tutta la Sardegna e l’Italia”. Difficile, tuttavia, far indietreggiare Matteo Salvini: “Ci sono anche minorenni che acquistano droga, chiuderò gli shop di cannabis uno a uno”, ha tuonato, ieri, durante un incontro al Viminale.
“Al ministro gli dico che può tranquillamente venire da me quando vuole, lo ospito per qualche ora nel mio terreno e nella mia azienda e gli faccio vedere come lavoriamo. Sono sicuro”, dice, nemmeno troppo ironicamente, Marongiu, “che dopo che gli avrò fatto assaggiare un po’ i nostri prodotti cambierà sicuramente idea”.











