Gli oltre milleduecento sostenitori non sono riusciti a scongelare il professore e a scaldare una platea rimasta piuttosto freddina anche durante i trenta misuratissimi applausi e passa che hanno interrotto il suo discorso di 58 minuti netti. Francesco Pigliaru, che correrà con il centrosinistra per la presidenza della Regione, è impeccabile in cultura e tecnicismi: ma non infiamma gli animi degli elettori di Pd e alleati che invece, in questo momento, proprio di sentire il sacro fuoco che li trascini alle urne avrebbero bisogno. I presupposti c’erano tutti: platea stracolma, musica a palla cominciando con “Change the world” di Eric Clapton e chiudendo con “Like a rolling stone” di Bob Dylan, decine di volontari in pettorina rossa che correvano da una parte all’altra, striscioni e bandiere, sorrisi d’ordinanza, abbracci di circostanza e persino l’ex candidata Francesca Barracciu seduta in prima fila.
Ci si aspettava il botto, insomma, o perlomeno qualche fuoco d’artificio: invece, dopo il primo momento di entusiasmo all’ingresso del professore sul palco – che a essere piu’ easy ci ha provato mettendo da parte giacca e cravatta e sostituendole con jeans e maglioncino blu – tutto è proseguito in un clima da lezione universitaria. Una lezione perfetta, a dire il vero: Pigliaru ha snocciolato dati sull’economia (dall’impennata del 500% della cassa integrazione al disastro delle decine di migliaia di sardi – uno su due – senza lavoro, dal Pil che precipita al lievitare di un debito pubblico che, spiega, non ha ragion d’essere se solo si sapessero spendere i fondi comunitari), proposto la sua ricetta per la rinascita (istruzione, qualita’ del lavoro, snellimento della burocrazia, defiscalizzazione e poi gli immancabili ambiente, turismo, agricoltura), bacchettato il malcostume della politica e promesso onestà e moralità.
Neanche una sbavatura, tutto perfetto, tutto assolutamente studiato nei minimi dettagli per condensarlo in quelle pillole di programma che nei prossimi giorni sottoporrà agli elettori in giro per la Sardegna. Tutto, però, assolutamente raccontato con lo stesso tono basso e costante di una voce mai rotta dall’emozione o incrinata o più alta del normale, del troppo normale per essere il primo discorso di una campagna elettorale regionale. Peccato, perché per Pigliaru era l’occasione giusta per gettare il cuore oltre l’economia.












