Stop all’intramoenia, no dei medici sardi a Nieddu: “Tempi più lunghi e spese più alte per curarsi”

L’associazione dei camici bianchi contro la decisione dell’assessore alla Sanità. Parte una lettera di diffida: “Un grave danno a operatori e pazienti. Senza le attività intramoenia le liste di attesa cresceranno, o costi delle prestazioni sanitarie aumenteranno e chi deve curarsi dovrà spendere di più oppure rinunciare”


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“Un grave danno a operatori e pazienti. I tempi delle liste di attesa aumenteranno e gli utenti dovranno ricorrere ai privati o rinunciare alle cure”. Così Anaao Assomed Sardegna, il sindacato dei medici, bolla la decisione dell’assessore alla Sanità Mario Nieddu di sospendere le visite intramoenia negli ospedali. La  segreteria ha inviato in oggi una diffida all’assessorato per il ritiro della delibera. E scritto una lettera pubblica all’esponente della giunta Truzzu.

“Caro Assessore e caro collega, probabilmente questi anni in Assessorato ti hanno fatto dimenticare quale è stata la tua professione per trenta anni”, si legge nella missiva firmata da Susanna Montaldo, segretaria dell’associazione dei camici bianchi, “piuttosto che indugiare in dichiarazioni pubbliche strumentali direttamente o indirettamente offensive della reputazione professionale dei medici ospedalieri che, in Sardegna, hanno profuso ogni sforzo per supplire alla mancanza di risorse umane, sarebbe opportuno che tu spiegassi alla popolazione che non ci sono più abbastanza medici negli ospedali per fare tutto.

Non solo, quelli che oggi ci sono, vorrebbero andarsene in pensione, anche all’ingente costo di riscattare gli anni di studio universitario in considerazione delle intollerabili condizioni di lavoro a cui sono sottoposti.

Nel contempo i giovani medici non vogliono entrare nel SSN soprattutto in Sardegna, perché i nostri stipendi sono tra i più bassi in Italia e le tanto sbandierate tutele sul benessere del dipendente sono solo parole.

Dovresti anche spiegare che il compito degli ospedali non è fare visite ambulatoriali, quelle dovrebbe farle la medicina territoriale (poliambulatori, case della salute), ma occuparsi dell’urgenza, del paziente ricoverato e assicurarsi che ci siano abbastanza medici per garantire la copertura dei turni sulle 24 ore.

Dopo l’ondata di pensionamenti degli anni scorsi, gli organici si sono ridotti all’osso, non ci sono state le necessarie assunzioni e proprio l’Assessorato, non avendo altre soluzioni, aveva chiesto alle direzioni sanitarie ospedaliere di ridurre l’attività ambulatoriale per assicurare la copertura dei turni.

In molti ospedali infatti il turno notturno e festivo viene coperto dalla guardia dipartimentale, per cui si ha solo uno specialista di branca chirurgica ad es. un ortopedico, come unico medico presente che si prende cura di tutti i pazienti chirurgici, anche quelli della chirurgia generale dove vengono ricoverati i pazienti per appendicite… Naturalmente, se il paziente dovesse peggiorare, non verrà operato dall’ortopedico, ma i chirurghi generali in reperibilità arriveranno nel più breve tempo possibile in ospedale, per valutare ed operare il paziente.

Una domanda sorge spontanea: la popolazione, caro Assessore, sa quanto percepisce un medico reperibile per un turno di 12 ore? Circa 20 euro lordi a turno! Meno di 2 euro lordi a ora…

È arrivata l’ora di squarciare il velo di ipocrisia che ammanta il sistema, e di far conoscere i nostri stipendi.

La maggior parte di noi, guadagna al netto 20/23 euro/ora, con responsabilità, che non sono certo quelle di un altro mestiere… Ma non è per questo, che i medici ospedalieri fanno libera professione nel loro tempo libero.

La libera professione intramoenia, è il diritto del cittadino di scegliere il professionista da cui essere curato ed è un diritto del medico sancito dal Contratto Collettivo Nazionale.

Tale attività è effettuata totalmente al di fuori dell’orario lavorativo. E ricordiamo che i medici ospedalieri

regalano ogni anno migliaia di ore, difficili da recuperare per la carenza degli organici, e non monetizzabili, che contribuiscono a garantire il funzionamento del sistema Sanitario Regionale.

Vorrei poi che venisse chiarito una volta per tutte che se il cittadino riesce a prenotare una visita in intramoenia con un medico ospedaliero per il giorno dopo, ciò è dovuto ai ridotti volumi dell’attività libero professionale, a garanzia del nostro riposo e della vostra/nostra sicurezza delle cure.

Quello che non è chiaro nella delibera è: cosa c’entrano le liste d’attesa delle prestazioni ambulatoriali con la sospensione della libera professione dei medici ospedalieri? Tali prestazioni dovrebbero essere in massima parte a carico del territorio (dei poliambulatori, consultori, case della salute) e solo in minima parte erogate dagli ospedali.

Se anche si riuscisse a dotare gli ospedali di organici adeguati (e non parlo solo dei medici ma di tutto il comparto sanità) e non si mettesse a regime il Piano Territoriale appena approvato in Regione, si riuscirebbe a far fronte solo in minima parte alle liste d’attesa.

Questo perché in ospedale si deve privilegiare l’attività medica ed infermieristica soprattutto in urgenza, a garanzia della tempestività delle cure del paziente e l’adeguato turnover dei posti letto.

Orbene, caro Assessore, quest’anno le RAR (le risorse aggiuntive regionali) le hai dovute utilizzare per coprire i turni negli ospedali disagiati. Tutti tranne Cagliari e Sassari, ma anche quelli sono in gravi difficoltà.

Evidentemente a questo punto non puoi utilizzare, come ogni anno, le RAR per pagare le prestazioni ambulatoriali in libera professione per lo snellimento delle liste d’attesa, e ora non sai che risposta dare alla popolazione bisognosa di cure…

Sospendendo l’Alpi, diminuisci l’offerta, non diminuisci le liste di attesa (anzi aumentano), ma se diminuisce l’offerta, l’aumento della richiesta genera un aumento del costo della prestazione e il cittadino, se vuole curarsi, dovrà pagare quello che chiederà il privato o rinunciare alle cure.

Questa delibera sul blocco delle attività intramoenia è sicuramente fonte di un danno per gli operatori della sanità (che la impugneranno nelle sedi opportune) ma soprattutto, come già spiegato sopra, è un grave danno per il paziente.

Quello che risulta intollerabile è soprattutto la ricerca di un capro espiatorio da dare in pasto alla popolazione ignara di come stanno realmente le cose, fumo negli occhi per coprire l’assoluta mancanza di organizzazione di tutto il sistema Sanità in Sardegna.

Lascio al lettore il cercare un nesso tra RAR, libera professione ospedaliera, liste d’attesa, e privato”.

 


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