C’è chi lavorava da dieci a Uta, chi da venti a Isili e chi da un quarto di secolo a Bancali, preparando pasti per tutto il personale carcerario. Poi, dopo mesi di stipendi non ricevuti, la doccia fredda: tutti a casa. Eccolo, l’ultimo dramma nel mondo del lavoro in Sardegna, stavolta tocca ai trenta cuochi delle carceri isolane. “A causa di gravi inadempienze contrattuali, denunciate dai lavoratori e anche da noi, la Marconi Group, a partire da oggi, non gestisce più l’appalto. Ci sono mesi di stipendi non pagati e, adesso, tutti i lavoratori e lavoratrici sono stati sospesi”, spiega Simone Congiu, sindacalista della Cgil. “Stiamo protestando da diversi mesi, vogliamo avere risposte da parte del provveditorato regionale che è la stazione appaltante. Non è ancora arrivata nessuna lettera di licenziamento, ma purtroppo l’unica notizia è che il servizio mensa è sospeso, alle guardie pentienziarie vengono erogati dei buoni pasti. L’azienda è stata sbattuta fuori ed è in via di fallimento. Tutti i lavoratori hanno tra i quaranta e i cinquant’anni, chiediamo aiuto a tutti e speriamo in un interessamento da parte del presidente regionale Christian Solinas”.
E loro, i lavoratori, si raccontano: c’è chi ha 52 anni ed è pronto a partire lontano dalla Sardegna, allontanandosi dai suoi cari, chi ha il mutuo della casa da pagare e chi è sposato, ha figli e il suo è l’unico stipendio che entra – meglio, entrava – in casa. Cagliari Online ha raccolto le loro testimonianze, si possono leggere nel corso delle prossime ore sul nostro sito www.castedduonline.it .











