di Sara Panarelli
Il banchetto della vergogna più famoso d’Italia, assurto ai disonori della cronaca per i 40 fra politici e dirigenti regionali seduti intorno al tavolo imbandito, il banchetto che negli ultimi due giorni è l’argomento più gettonato sui social e non solo, organizzato in piena zona arancione e finito con la fuga dalle finestre per non farsi identificare, è approdato inevitabilmente sul tavolo del procuratore di Cagliari. Sarà la Guardia di Finanza, che ha messo a segno il blitz, a fornire la documentazione al procuratore Maria Alessandra Pelagatti, su sua stessa richiesta, per poter individuare eventuali ipotesi di reato. I fatti sono noti, ormai a livello nazionale, avendo la fama del desco sardo varcato rapidamente i confini dell’isola per arrivare in tutta la sua sconfortante realtà oltre Tirreno: mercoledì scorso, una quarantina di persone con incarichi politici e dirigenziali a livello regionale, ha pensato bene di organizzare un banchetto nel ristorante dell’hotel all’interno delle famose e apprezzate terme di Sardara. La soffiata è arrivata alle fiamme gialle da qualche residente della zona, insospettito dalle tante auto, molte di grosso calibro, parcheggiate lì davanti.
All’arrivo della finanza, scene da film, con la metà dei commensali fuggiti, molti addirittura dalle finestre, per non farsi identificare. In 18, invece, non si sono dati alla macchia (letteralmente, visto che tutt’intorno la struttura è circondata da una fitta vegetazione e si sono facilmente e vergognosamente dileguati) e sono stati identificati, mentre il titolare è stato già multato per non aver registrato i presenti. Roba da poco, 280 euro: un deterrente così, è chiaro che non può funzionare, anche se probabilmente per il ristoratore la storia non finisce qua.
Non è fuggito il capo del corpo forestale regionale, Antonio Casula, a cui – ironia della sorte – la Regione ha affidato la stretta proprio sui controlli anti Covid, per verificare che turisti in arrivo in porti e aeroporti e cittadini sardi rispettino rigorosamente le regole. Per capirci: il capo degli uomini che devono controllare noi cittadini, verificare autocertificazioni e rispedire a casa sua chi arriva nell’isola senza averne diritto, era lì. Nel luogo dove si è consumata l’indecenza. Casula però, pur se ha ammesso di essere presente nella struttura, ha specificato di essere in una stanza adiacente a quella del banchetto, impegnato in una videoconferenza con dirigenti regionali per discutere della richiesta di ampliamento della struttura. Cosa, però, totalmente smentita, su tutta la linea, dal sindaco di Sardara, Roberto Montisci, visto che la struttura delle terme è di proprietà comunale: “Non esiste nessuna richiesta di ampliamento e, se ci fosse stata, sarebbe stata discussa in municipio, non certo in un ristorante. Nessuno della mia amministrazione era presente al banchetto, ma resta una grande amarezza di fronte a un episodio così riprovevole”.
Il sindaco è sotto choc, dice di aver fatto di tutto per proteggere la sua comunità e di essere rimasto sconvolto nello scoprire sabato mattina quello che era successo, fra l’altro tre giorni dopo il misfatto. A questo però, e cioè al fatto che non ci fosse alcuna autorizzazione da discutere, Casula non ha voluto replicare.
E mentre si intensificano le voci sull’assenza al convivio di consiglieri e assessori regionali, la titolare dell’Agricoltura Gabriella Murgia preferisce mettere nero su bianco e, in un post su Facebook, scrive: “Io non c’ero, è triste doverlo precisare”. Triste, tristissima è la vicenda in sé, in un momento in cui cittadini e titolari di attività sono esasperati da un anno di pandemia e di disastro economico, in cui tutti noi non viviamo più e cerchiamo di stringere i denti per non mollare. I politici, va da sé, dovrebbero dare l’esempio.
E’ questa la linea ribadita dal governatore Solinas, che annuncia ogni provvedimento rientri nelle sue competenze: chi era a quel banchetto, garantisce, è assolutamente incompatibile con ruoli dirigenziali in Regione. In pratica, è fuori dai giochi. E mentre sui social impazzano ironie e fotomontaggi, con battute di ogni tipo e decine di liste di nomi, è caccia aperta ai fuggitivi. Di tutta questa storia, i protagonisti del capitolo più indegno. I sardi, da oggi in zona rossa per almeno due settimane, sono increduli: aspettano di conoscere i nomi, invocano le punizioni esemplari promesse da Solinas per chi ha sbagliato e sperano soprattutto che nulla, di questa brutta vicenda, venga insabbiato. Sperano, appunto. E ne hanno tutto il diritto.












