Governo, i ministri del Conte bis hanno giurato

Lunedì, il premier si presenterà alla Camera per chiedere la fiducia. Il giorno dopo, martedì, sarà la volta del Senato


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E’ il giorno del giuramento del Governo Conte Bis. Già ribattezzato il “Giuseppe II”, l’esecutivo si è riunito alle 10 nella sala delle feste del Quirinale per la cerimonia con il presidente della Repubblica. Giuseppe Conte è stato il primo a giurare nelle mani di Sergio Mattarella come nuovo presidente del Consiglio. Poi è toccato ai ministri. Nota di colore, l’unico a ripetere la formula a memoria, senza leggerla, è stato Roberto Speranza, ministro della Salute (in quota Leu). Quindi il brindisi di rito nella Sala degli specchi.

Lunedì, il premier si presenterà alla Camera per chiedere la fiducia. Il giorno dopo, martedì, sarà la volta del Senato, già un primo mini-esame dal momento che il via libera non pare quanto meno scontato. In teoria la maggioranza può contare su 173 senatori (ne basterebbero 161), ma qualcuno (dalla Lega) ha agitato nei giorni scorsi lo spettro dei franchi tiratori fra i 5 Stelle.  Stasera, intanto, si tiene il primo Consiglio dei ministri, dove potrebbe essere formalizzato il candidato italiano al ruolo di commissario europeo. In attesa di conferme ufficiali, fonti di Bruxelles riferiscono che il nome indicato dal nostro Paese è quello dell’ex premier Paolo Gentiloni (Pd), in lizza per diventare responsabile degli Affari Economici Ue. 

Sono 21 i nuovi ministri che compongono la squadra del premier: 10 del Movimento 5 Stelle, 9 del Pd, uno di Leu e un tecnico all’Interno. E’ Luciana Lamorgese, ex prefetto chiamata a sostituire Matteo Salvini. All’Economia va Roberto Gualtieri, in quota Pd, uno storico benvoluto in Europa e grande conoscitore della macchina Ue. Nunzia Catalfo, per molti versi la ‘madre’ del reddito di cittadinanza, è il nuovo ministro del Lavoro. Restano nel governo giallorosso, dopo aver fatto parte di quello gialloverde, Sergio Costa (Ambiente), Alfonso Bonafede (Giustizia) e Luigi Di Maio che passa agli Esteri. 

L’ultimo braccio di ferro per la definizione della squadra si è consumato ieri, e non è stato fra democratici e pentastellati, bensì tra Conte e Di Maio. “Giuseppe si sta allargando troppo”, spiegava un big grillino a metà mattinata. Per fargli capire chi comanda, Di Maio ha imposto il fido Fraccaro come sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Un modo per controllare il premier che si è ormai imposto come rivale politico del leader, sulla carta, del Movimento. 

Dal nostro giornale partner “Quotidiano.net”


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