Emily Dickinson e Guido Gozzano, secondo Silvio Raffo

Lo scrittore romano presenta i grandi della letteratura del Novecento in quattro incontri 


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Un grande autore contemporaneo torna a Cagliari nel fine settimana per dimostrare a chi la abita la sua indole eclettica, la sua capacità di interpretare la realtà. Poeta, saggista e traduttore, Silvio Raffo si metterà alla prova e a disposizione della curiosità altrui nel corso di quattro appuntamenti, grazie all’impegno dell’Associazione “Il Grimorio delle Arti” che lo ha voluto sull’isola. Egli comincerà a manifestare la sua passione per la letteratura venerdì 3 febbraio, alle 18, ospite della Cineteca Sarda. Prendendo slancio da una frase di Houellebecq «l’adolescenza è la vita: prima non c’è niente, e poi c’è solo il ricordo», farà una panoramica dei suoi ultimi tre libri, Angelici delitti (La vita felice), La pupilla della tigre e Le insidie celesti, editi entrambi da Robin.  

 

Sabato 4, alle 9, sarà accolto dai docenti del Liceo Classico “Siotto Pintor” per tenere di fronte ai ragazzi una lezione sul fenomeno Emily Dickinson, sulle radici della poesia novecentesca. «Ella è la poesia personificata – esordisce Raffo – Non esiste figura di poeta che si sia identificata con altrettanta totalità nella parola, “A Word made Flesh – Parola fatta Carne”; per questo è inevitabile l’incontro con lei nel profondo. 

L’essenzialità e la verità sono ciò che ogni giovane lettore vorrebbe fosse svelato, e lei è all’altezza delle aspettative: “Giovinetto d’Atene / Sii fedele / a te stesso / e al Mistero / Tutto il resto è menzogna”. La poesia dickinsoniana è un vangelo che punta dritto all’essenza, eliminando tutto il superfluo, ma ci arriva obliquamente: “Di’ tutta la Verità, ma dilla obliqua / Il successo è nel centro”. Love, Death, Immortality, sono le punte del suo triangolo». 

A metà mattina si sposterà al Teatro Sant’Eulalia, alle 11.30, dove metterà in scena il monologo I’m nobody! Who are you? Un recital ricavato sui testi della Dickinson che Raffo ha tradotto per il Meridiano Mondadori. In totale il volume contiene 1174 liriche, che ne fanno uno degli studiosi più acuti in materia. «La poesia va letta a voce alta e ascoltata – incalza lo scrittore – perché la poesia è anche e soprattutto suono. Le parole “vaste”, come le chiama Leopardi, hanno un’eco che va assaporata, ma non declamata. Ecco l’errore! L’enfasi di tanti attori che vogliono fare sfoggio di bravura. La lettura, o recitazione, deve essere sempre conforme all’intima natura del testo. Quando si tratta di poesia metafisica, il tono deve mantenersi sospeso e allusivo». 

Infine alle 21, al Teatro Arcostudios, l’autore interpreterà Il bel romanzo che non fu vissuto, ovvero le “chimere” di Guido Gozzano. “È un grande del Novecento. Ha dato lui l’input alle novità della poesia contemporanea: il dialogo, gli oggetti (continuando Pascoli), l’ironia, la divisione dell’io, la presenza costante della morte, il gioco… La sua straordinaria opera di “attraversamento” di D’Annunzio lo rende il più geniale protonovecentista. Il verso si compiace ancora di estetismi tardo ottocenteschi, come i contenuti dei suoi testi che tendono al sentimentale, ma l’intima ironia che li corrode rivela la modernità nichilistica. La sua è anche poesia filosofica. Vi si avverte affiorare l’ombra di Nietzsche – conclude Raffo – ma a dominare sovrana resta l’ironia». A seguire, presenterà la sua nuova raccolta in versi a lui dedicata, Veglia d’autunno (New Press), una testimonianza di come si possa scrivere alla Gozzano un secolo dopo. Non come “fotocopia”, ovviamente, o plagio, ma riproponendone le tematiche (il nulla, la rinuncia, il sogno) che lo hanno reso immortale. Un lessico moderno rivisita lo stile musicale del torinese. È un attestato di fede nella sola possibilità di salvezza dalla vita: quella della poesia con la ‘P’ maiuscola.  


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