Il segretario del Pd Comandini è all’angolo, costretto alle corde dagli stessi alleati di centrosinistra, oltre che da metà del partito che guida. Ora, dovrà trovare una via d’uscita sul nome del candidato presidente per il centrosinistra alle regionali di febbraio. Il nome, in realtà, c’è già da luglio, come Casteddu online aveva in esclusiva anticipato qui. Ed è quello di Alessandra Todde, deputata nuorese del Pd e vicepresidente del movimento 5 stelle, frutto di un accordo romano fra Elly Schlein e Giuseppe Conte per rafforzare l’alleanza in vista di una serie di appuntamenti elettorali.
Un accordo sempre negato da Comandini – nel frattempo diventato segretario regionale, secondo alcuni aiutato proprio da una spintarella grillina – che si è infatti seduto al tavolo allargato del centrosinistra per avviare il confronto e scegliere il nome. Ma la chiusura totale sulle primarie, l’evasività sulla possibilità di prendere in considerazione altri nomi e la campagna elettorale iniziata a pieno ritmo dalla Todde senza alcuna investitura, hanno fatto crescere negli alleati non solo il malumore ma anche la certezza che quell’accordo romano esistesse davvero.
Ora Comandini deve trovare una via d’uscita, e la deve trovare prima di domani alle 16, ora in cui è convocata la direzione dem a Oristano. Perchè il pressing si è fatto molto forte. Ha iniziato Soru, riproponendosi ufficialmente come candidato presidente nonostante lo sgambetto della figlia Camilla, poi il tour del sindaco di Quartu Graziano Milia, la richiesta di mini primarie dai Progressisti, oggi la proposta de La Base di un altro nome per il centrosinistra, quello di Roberto Capelli, e infine la petizione lanciata dall’ex assessore del Bilancio e vicepresidente della Regione Raffaele Paci che ha raccolto l’adesione di politici, universitari, intellettuali ed esponenti della società civile, con il traguardo delle mille firme tagliato in poche ore. Una petizione condivisa anche dall’ex governatore Pigliaru che, da iscritto al Pd, ribadisce la sua posizione contro la linea della segreteria dem, ovvero quella del nome blindato al di là di ogni confronto












