di Jacopo Norfo
Due bambini migranti, uno etiope e l’altro egiziano, si iscrivono in una scuola del quartiere bene di Cagliari: dalle suore mercedarie di via Barone Rossi. Esplode la rivolta dei genitori: quei bambini non li vogliamo. Hanno solo il difetto di avere il colore della pelle diverso da quello dei bambini sardi. Due mamme ritirano i figli dalla scuola e li portano via: non vogliono che abbiano contatti con i loro coetanei stranieri. Alla fine le suore decidono che è meglio riservare addirittura un bagno separato ai due bimbi migranti, come se fossero da isolare, da discriminare, magari come se il modo per tutelarli all’interno della scuola sia davvero questo.
Le suore, che dovrebbero trasmettere il verbo della fratellanza, per quieto vivere impongono un bagno diverso a quei bambini. Ora mi chiedo se qualcuno abbia pensato che per tutta la loro vita, quei piccoli avranno un trauma: ricorderanno come una ferita aperta quei momenti e quel dolore gratuito che gli è stato dato a Cagliari. Se sanno che sono arrivati qui senza i genitori, che loro non hanno neppure una famiglia qui. Mi chiedo se qualcuno abbia pensato almeno a questo aspetto psicologico. Se qualcuno pensi a cosa hanno dietro le famiglie di questi bambini, visto che non sappiamo assolutamente nulla dei loro trascorsi. E come sia possibile che nel 2016 il colore della pelle spaventi così tanto in una città che sogna di essere moderna ma che a volte si scopre becera, nel comportamento di alcuni suoi abitanti. Per questa storia non esistono altri termini: è razzismo. Le mamme sono libere di portare i figli dove vogliono ma i bimbi migranti sono uguali ai loro figli. Il nostro è un giornale che ha sempre dato spazio a tutti, in maniera libera, anche a chi accusa i migranti di avere trasformato piazza Matteotti in un letamaio e di essere protagonisti di molte azioni di criminalità in città.
Ma i bambini sono bambini. Come quelli del Microcitemico, quando le mamme cagliaritane si erano rivoltate per il loro arrivo urlando che avevano la scabbia, e non era minimamente accertato. Non si tratta di essere di sinistra o di destra, questa è una questione di umanità. In tutte le città evolute del mondo (Usa, Germania, Stati Uniti, persino nella Francia sconvolta dagli attentati) non esistono barriere di questo tipo, come i bagni separati per bimbi di colore. Rischiamo di diventare un caso europeo, per colpa di alcuni genitori che hanno paura del colore della pelle.













