Il centrodestra vola alle amministrative, il Partito Democratico spera nei ballottaggi, metà degli italiani non ha più voglia di votare neanche per il sindaco. A spoglio ancora in corso inizia a delinearsi il quadro emerso dalle urne, con i 5 stelle al momento spariti dai radar.
La coalizione l governo del Paese è dunque ancora in luna di miele con gli elettori. A Pisa è quasi fatta, ma anche in caso di ballottaggio sarebbe favorito il centrodestra che intanto si prende Imperia (con la conferma di Claudio Scajola), Treviso, Sondrio e Latina, con quest’ultima strappata alla sinistra con la percentuale bulgara di oltre il 70%: un successo importante non solo a livello politico, dato che Matilde Celentano è stata eletta in qualità di primo sindaco donna del capoluogo del Lazio.
Al ballottaggio vanno Massa, dove Francesco Persiani può spuntarla sul candidato di centrosinistra, e Siena, dove invece i dem hanno buone possibilità di riprendersi con Anna Ferretti. Insomma, l’annunciato effetto-Schlein non c’è stato: una delle poche gioie per la sinistra è la vittoria al primo turno a Brescia con Laura Castelletti.
Ad Ancona, unico capoluogo di regione in cui si vota in questa tornata elettorale, si va al ballottaggio, fissato per il 28 e 29 maggio, con il centrodestra in vantaggio. Al ballottaggio anche Vicenza, dove Giacomo Possamai ha ottenuto un inaspettato vantaggio rispetto al sindaco uscente, il civico di centrodestra Francesco Rucco, e Terni, dove Orlando Masselli del centrodestra sfiderà Stefano Bandecchi, sostenuto da liste civiche.
Una curiosità: a Ceppaloni, paese di origine di Clemente Mastella, contro ogni pronostico Ettore De Blasio, candidato sostenuto dall’ex ministro, è stato sconfitto da Claudio Cataudo. Vittorio Sgarbi è sindaco di Arpino: il sottosegretario alla Cultura ha portato a casa più di 2mila voti, staccando gli altri due candidati, che erano espressi da liste civiche.
Bisognerà ora aspettare l’analisi del voto con le percentuali attribuite ai diversi partiti, ma per i 5 Stelle stando ai primi dati si annuncia un crollo: non inaspettato, visto che ormai Conte non può più contare sul cavallo di battaglia del reddito di cittadinanza, abolito dal governo Meloni.
Alle urne sono stati chiamati circa 4 milioni e mezzo di italiani in 595 comuni, di cui 13 capoluoghi di provincia e uno di regione. L’affluenza definitiva alle elezioni si attesta al 59,03%, proseguendo nel trend di un crollo Inesorabile della partecipazione alle urne in Italia. Sulla scia delle scorse politiche, che hanno fatto registrare il dato più basso della storia repubblicana (il 63,9%), anche le comunali perdono terreno, seppur in maniera leggermente più contenuta. Al termine dei due giorni di voto, domenica e lunedì, è andato a votare il 59% degli aventi diritto, 2 punti percentuali in meno rispetto al 61,22% delle passate amministrative. L’astensionismo resta dunque il più grande problema della politica italiana, sempre più lontana dai cittadini e dalle loro reali necessità.









