Alessia e Giulia. Giulia e Alessia. Sempre insieme. Sempre l’una per l’altra, unite, inseparabili, modello di sorelle perfette per tutti. Alessia e Giulia, 15 e 17 anni, una vita felice, bella, accudite dal padre con cui avevano deciso di restare dopo che la mamma si era trasferita in Romania. Quel padre che adoravano e che le amava più di ogni altra cosa, come ha detto in queste ore disperate, quasi a giustificarsi di una colpa troppo pesante da sopportare.
Lui, Vittorio, lavoratore instancabile, era partito da Senorbì in Emilia alla ricerca di fortuna, e l’aveva trovata, fondando una ditta di traslochi con più sedi insieme a suo fratello. Lì le sue adorate figlie erano cresciute, sempre con la Sardegna nel cuore, il loro papà le riportava a casa, nella sua terra, ogni estate per qualche giorno di vacanza.
Orgoglioso, innamorato delle sue bambine come ancora le chiamava, racconta chi lo conosceva e lo accoglieva ogni estate al suo rientro.
Cercava di farle felici, di accontentarle, di farle sentire accudite e amate. E sì, le aveva accontentate anche quel maledetto sabato, quando Alessia e Giulia l’avevano implorato di poter andare in discoteca a Riccione. Due ragazze con la testa sulla spalle, brave a scuola e affidabili, l’una la forza e il punto di riferimento dell’altra. Alla fine papà Vittorio aveva ceduto, a patto. Di restare in contatto costante, come le sue bambine gli avevano promesso.
Era sempre lui ad andarle a riprendere. A qualunque ora, loro lo chiamavano e lui c’era. Ma domenica Vittorio stava male, e aveva detto alle sue figlie che non riusciva a guidare fino a Riccione. Da lì, la scelta di prendere un treno. Poi, quello che tutti purtroppo sappiamo. Alessia era al telefono con il papà fino a pochi minuti prima. “Stiamo tornano”, le sue ultime parole. Poi, il buio.
Un buio nerissimo, pesante, inestinguibile. Un buio che toglie il respiro e impedisce di vivere, forse appena di sopravvivere.
E invece c’è chi infierisce, sono in tanti, c’è chi giudica, sono in tantissimi, c’è chi si sente così sicuro di essere un modello di genitore perfetto da emettere sentenze insindacabili.
Ora, come mai, di fronte a un dolore neanche immaginabile di un padre che ha dedicato la vita alle sue figlie e ha perso tutto in un istante, serve silenzio e rispetto e solidarietà. Non odio, non giudizio.












