“Ho fatto una cazzata con quel post, se potessi tornare indietro non l’avrei mai messo”. Sono le parole, a caldissimo, dette in caserma dal papà di Guspini che, su un gruppo social del paese, ha pubblicato la foto di un’auto blu e il racconto delle presunte molestie subite dai suoi due figlioletti. L’uomo si trovava nella stanza principale del comando di via Alessandrini quando è arrivata, trafelata e disperata, la madre del 28enne ritrovato poi senza vita, suicida, nelle campagne del paese. Parole dettate da un’improvvisa crisi, forse la consapevolezza di aver sbagliato le proprie mosse: l’aver messo un post che è diventato virale anche sulle chat WhatsApp anzichè formalizzare una denuncia ai carabinieri. È una delle novità, legate a un caso che ha già un risvolto giuridico, che il nostro giornale è in grado di fornirvi: la Procura di Cagliari ha aperto un’inchiesta per istigazione al suicidio, al momento contro ignoti. Ma il fascicolo del pm Enrico Lussu potrebbe presto essere rimpolpato con quale nome. Ieri, intanto, al funerale del ventottenne hanno regnato silenzio e commozione.
Intanto, vanno avanti le indagini. Al momento non c’è uno straccio di prova che possa collegare le presunte molestie fatte ai due bambini col gesto estremo. Quel messaggio spedito alla mamma, “ho sbagliato, addio”, riferito dalla stessa madre ai militari, è oggetto della stessa indagine. Il cellulare del ventottenne non è stato ancora esaminato, sarà possibile solo quando arriverà la delega: ad effettuare i controlli saranno, probabilmente, i carabinieri della compagnia di Guspini. E c’è anche un’altra novità: allo stato attuale, ai carabinieri non risulterebbero altre segnalazioni o denunce di presunte molestie o atti osceni: c’è un solo caso, con una bimba che avrebbe riferito di essere stata osservata a lungo da un uomo che si trovava dentro un’automobile. Ma fissare una persona, sino a prova contraria, non è reato.













