Il voto è davvero un’arma potentissima. E con il voto, dopo aver covato rabbia e frustrazione e senso di impotenza davanti a sanità distrutta, trasporti fantasma, cantieri invasivi, traffico impazzito e disagio moltiplicato dalla totale mancanza di comunicazione i sardi, stufi di promesse mai mantenute, di arroganza, di inchieste giudiziarie, si sono vendicati delle disastrose gestioni sardista-leghista di Solinas alla Regione e di Truzzu, Fratelli d’Italia, al Comune, già pesantemente punito alle regionali di febbraio, quando non riuscì a vincere neanche in un seggio nella sua città dopo 5 anni di amministrazione, perdendo poi la competizione elettorale con la 5 stelle Todde.
Pesantissimo, e direttamente imputabile a Solinas come la sconfitta di Alessandra Zedda a Cagliari a Truzzu, il risultato del candidato del centrodestra Gavino Mariotti, rettore dell’università di Sassari, vicinissimo al Partito sardo d’azione, indagato per associazione mafiosa nella stessa inchiesta che coinvolge l’ex presidente: dato per vincitore, si piazza addirittura in terza posizione, lasciando ancora una volta al campo largo la vittoria con Mascia, così come ad Alghero dove ha trionfato Cacciotto.
Dati su cui riflettere, facilmente peraltro: la Sardegna, alle elezioni europee, ha sancito il trionfo di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia, proprio nell’isola incoronata regina delle preferenze. Dunque, non si può definire una regione a sinistra anche se lo scarto fra il partito della premier e il Pd in recupero è basso: la scelta degli elettori non è stata contro un partito, contro una coalizione o frutto di scelta ideologica. La scelta degli elettori è stata quella di cambiare aria politica, completamente, rispetto al recentissimo passato.
Alessandra Zedda è stata coraggiosa a candidarsi sapendo che la guerra era persa e strapersa, ma non abbastanza coraggiosa a mettere paletti e prendere distanze siderali col suo predecessore: troppi nomi in continuità con Truzzu, persino suoi ex assessori nelle liste, e la scelta di un partito, quello di Salvini che alle europee ha perso 22 punti passando dal 27,5% del 2019 al 5,5% di oggi nell’isola. Anche la Lega governava con Solinas, in primissima linea, dopo averlo resuscitato e piazzato in senato, nuovo pendolare a Pontida dove non mancava mai in prima fila ad applaudire il suo capitano. Franato, va detto, un po’ in tutta Italia ma non come in Sardegna, dove gestiva Sanità e Trasporti, ovvero i settori più maciullati e mal funzionanti di sempre, con i sardi che non si curano più per non aspettare tre anni per una tac e neanche viaggiano perché non ci sono posti o se devono andare oltre Roma e Milano il salasso li convince a desistere.
Ora la Sardegna e Cagliari e Sassari e tutti i comuni che hanno scelto di cambiare registro devono recuperare terreno e fare anche in fretta, prima che sia troppo tardi.
I sardi aspettano: se mai ce ne fosse bisogno, con questo voto hanno dimostrato di avere ottima memoria. E di sapersi sedere sulla riva del fiume.










