Sono stati dichiarati illegittimi sia l’articolo sul commissariamento sia quello che ridefiniva gli elenchi dei direttori sanitari e amministrativi: in pratica il cuore pulsante della legge. La sentenza 198 della Corte costituzionale che boccia azzeramento e commissariamento dei vertici delle Asl rischia ora di scatenare il caos. Per l’ennesima volta, nel settore in assoluto più fragile: la sanità. Con inevitabili ricorsi milionari in arrivo, a spese ovviamente dei sardi, e confusione nell’andamento quotidiano, come se non bastasse la delirante situazione in cui agonizza la sanità sarda, negli ultimi due anni appannaggio di Giuseppe Conte e del movimento 5 stelle nazionale e regionale.
Secondo la Corte non è possibile rimuovere i direttori generali, riscrivere le regole del sistema e commissariare le Asl senza una riforma organica e strutturale della sanità regionale: per dirla banalmente, non si può pensare al tetto se le fondamenta non sono state costruite.
Il Pd a suo tempo ci aveva visto lungo, uscendo dalla giunta e non partecipando alla scelta dei commissari, che peraltro la Todde aveva rivendicato in esclusiva ai 5 stelle: un fallimento, dunque, che è attribuibile per intero al partito della presidente nuorese, che ostinatamente era andata avanti sulla strada delle nomine dei nuovi dopo la cacciata dei vecchi.
Dunque ora la Sardegna fa i conti con commissari in carica su basi giuridiche fragili, nomine a rischio e un contenzioso ormai certo da parte dei direttori generali estromessi. Una partita che rischia di spostarsi dal piano politico a quello contabile, con richieste di risarcimento danni potenzialmente pesanti per le casse della Regione: contenziosi milionari, per dirla semplice, che saranno pagati con i soldi dei sardi.












