L’anno nuovo porta subito una conferma, il food non tira più come qualche anno fa. Una cinquantina tra ristoranti e bisteccherie in vendita solo a Cagliari, ma spuntano annunci anche a Quartu, dal centralissimo viale Colombo sino a via Danimarca, cuore economico pulsante, un po’ a singhiozzo, di Pitz’e Serra. Oltre agli annunci delle associazioni di categoria e ai menù a prezzo fisso ci sono i siti di vendite che raccontano di tentativi di fughe da fornelli e piatti in aumento. I prezzi? Alla Marina si viaggia da novantamila a circa duecentomila euro per chi offre più metri quadri, ovviamente. Tra piazza Yenne e il Corso Vittorio prezzi simili e spuntano vendite anche a San Benedetto, via Mameli e a ridosso di via Campania. Una prova tangibile del fatto che non bastano i pienoni e le tavolate dei weekend, anzi: se prima gli incassi maggiori erano sicuri dal venerdì alla domenica, da un po’ di tempo il venerdì ha fatto registrare dei cali, al punto che c’è chi sceglie di aprire solo a ridosso del fine settimana.
Dal lunedì al giovedì una parte dei ristoranti della Marina e di Stampace non lavorano, basta qualche ricerca online per scoprirlo. E c’è qualche locale in vendita dove, in attesa di trovare chi sia disposto ad acquistarlo, si serve sushi, huramaki e alghe fritte. Certo, parlare di crisi nera della ristorazione è sicuramente prematuro, la maggior parte dei ristoranti continua a reggere ma tutti, chi più chi meno, hanno alzato i prezzi dei menù classici: primo, secondo e contorno non si trovano a meno di venti-venticinque euro, bevande escluse. E c’è stato un rincaro medio di due euro anche delle formule “all you can eat”, con addirittura qualche ristorante cinese storico che ha deciso di abbandonare la formula e proporre tre piatti a 17 euro. Si deve andare al risparmio, tra aumenti dei prezzi delle materie prime, luce e gas tenere le cucine operative somiglia sempre più a un miracolo. O quasi.










