Rissa Pd, Soru: “Sono intervenuto per proteggere la presidente”

La versione dell’europarlamentare su facebook: “Alcuni tra i massimi dirigenti della maggioranza, evidentemente delusi, dopo le offese urlate sono passati alla contestazione anche fisica, ed io con pochi altri mi sono sentito di intervenire frapponendomi per proteggere la Presidente”


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Commissario da Roma o nuove elezioni del segretario? Mentre il Pd cerca la mediazione tra le due anime: la fazione legata a Soru che chiede il commissariamento e il congresso e quella legata a Fadda e Cabras e i renziani che chiede l’elezione del nuovo segretario arriva la versione dell’ex presidente della Regione su facebook sulla rissa di due giorni fa ad Abbasanta.

“Ho avuto l’onore di essere chiamato nel 2007 a contribuire alla fondazione del Partito Democratico.
Durante questi 11 anni complicati mi sono impegnato per una lettura progressista e di sinistra della Sardegna e dell’Italia di oggi. Affinché il partito non guardasse solo al proprio interno ma volgesse lo sguardo soprattutto all’esterno, all’analisi dei problemi, quali la crescita delle disuguaglianze, l’impoverimento e l’esclusione sociale di strati sempre più ampi della popolazione, senza rinunciare ad uno sguardo sul futuro, alla riflessione sulle opportunità che stanno nel sapere, nelle competenze, nella qualità ambientale, nella trasformazione digitale e nella rete. Alla possibilità e alla volontà di lavorare per tornare a crescere insieme.

Ho dato il mio contributo dentro le regole democratiche di un grande partito. Quasi sempre stando in minoranza, preferendo la nettezza delle posizioni alle mediazioni al ribasso. Quando ricevetti una condanna ingiusta (poi cancellata) mi sono immediatamente dimesso da Segretario pur di non danneggiare il partito neanche per un minuto.
Ho vissuto con grande impegno e passione anche l’ultima campagna elettorale per le Politiche, pur avendo io ed altri amici subito un evidente torto nella composizione delle liste.

Amo la politica, per questo desidero che il PD torni a parlare alla gente, torni ad ascoltarla e capirla, a rappresentarla. Voglio che faccia crescere ed emergere una generazione di giovani liberi. Diversi da alcuni volti di giovani buoni per coprire poteri e comportamenti vecchi. Voglio che la politica dentro il mio partito torni a concentrarsi sulla comprensione della realtà, di questo mondo sempre più vasto e complesso, sui bisogni e le aspirazioni di ciascuno, nessuno escluso.

La crisi degli ultimi anni e l’insufficienza delle nostre risposte ha visto crescere movimenti e partiti caratterizzati da un preoccupante populismo, da un nuovo nazionalismo con quanto normalmente si porta dietro, compresa l’individuazione di un altro diverso da noi su cui indirizzare odio e rancore. Assistiamo a tempi caratterizzati dal deterioramento dei diritti e delle grandi conquiste collettive e individuali.

Il nostro impegno dovrebbe essere volto a far emergere un diverso punto di vista, una diversa visione del mondo, attraverso un nuovo dialogo con gli ampi strati e attori sociali che si sono allontanati, ma anche e sopratutto con le nuove generazioni che sono chiamate a portare avanti, attualizzandoli, i valori fondamentali della politica progressista.
Se non sarà così questo partito morirà a livello locale e nazionale.

Avantieri all’Assemblea del PD, ancora una volta non ho visto niente di tutto questo. Ho visto solo un gruppetto di vecchi dirigenti, ormai totalmente estranei alla società sarda, fintamente uniti solo per la salvaguardia di se stessi. Non vogliono che in Sardegna si celebri un congresso. Non vogliono che si apra una discussione ampia sui grandi cambiamenti della scena politica, non vogliono che emergano nomi nuovi e soprattutto indipendenti, magari più giovani, magari lontani dalle logiche malate in cui ci siamo impantanati.
Non vogliono che in Sardegna il Partito Democratico possa andare a congresso e tornare a confrontarsi nel merito, a discutere, elaborare una visione condivisa della realtà e un progetto per il futuro. Un progetto da cui partire anche per le prossime elezioni regionali.

Davvero non riesco a capire perché si abbia così tanta paura di un congresso, (peraltro previsto a breve a livello nazionale e per le altre regioni) da mettere a repentaglio la stessa sopravvivenza del partito. Posso capirlo per quanti nelle scorse settimane teorizzavano l’abbandono del nostro stesso nome e la necessità di nasconderci su nuove sigle di fantasia, o addirittura imbarcarsi in nuove avventure politiche con improbabili compagni di viaggio. Non capisco invece l’indecisione di tanti vogliono bene a questo partito e che ieri avrebbero potuto mettere in campo maggior coraggio.
Non credo sia il momento di continuare con le mediazioni al ribasso, capaci di rappresentare una finta unità al nostro interno ma di alimentare ancora all’esterno la rabbia verso di noi. Per questo lunedì si sono accesi gli animi più del dovuto.

Poiché l’eco di lunedì ad Abbasanta ha oltrepassato anche i confini regionali, penso sia utile riassumere.
All’assemblea regionale del PD si sarebbe potuto eleggere un nuovo segretario in sostituzione di Giuseppe Luigi Cucca, dimissionario, o avviare la procedura per un nuovo congresso. Era l’ultimo giorno utile per farlo.
L’assemblea era stata regolarmente convocata (nel pieno rispetto delle norme del nostro statuto del 2010 e del regolamento assembleare del 2011). Registrate con attenzione le presenze e dopo oltre un’ora di attesa la Presidente, verificata la mancanza del numero legale, ha tolto l’assemblea.
Alcuni tra i massimi dirigenti della maggioranza, evidentemente delusi, dopo le offese urlate sono passati alla contestazione anche fisica, ed io con pochi altri mi sono sentito di intervenire frapponendomi per proteggere la Presidente che, avendo svolto i compiti previsti, è andata via anche per sottrarsi a ulteriori aggressioni.
Tutto quello che è venuto dopo fa parte di una sceneggiata, non ha alcun valore, forse non merita nemmeno di essere ricordato, tanta è l’insensatezza politica e giuridica di chi pretende di far aprire un’assemblea da chi non ha alcuna legittimazione a farlo.

La politica di cui abbiamo bisogno, è altra cosa. È una attività di confronto e di crescita culturale comune, una politica unicamente volta agli interessi generali della nostra comunità.
Per questo a chi non ha capito cosa sia successo ieri, a chi dice che è stato un litigio finalizzato alla spartizione delle ultime briciole, rispondo che ho semplicemente scelto di rimanere saldo dalla parte di chi non ci sta. Di chi non sta a guardare mentre pochi, con colpi di mano e artifici vari cercano di stare insensatamente ancorati ad un potere che hanno paura di perdere. Ho deciso di intervenire per salvaguardare la natura di bene comune del nostro partito, nato per la gente, per essere vicino alla gente, per tornare con le primarie alla gente per le sue decisioni più importanti.

E’ ora di ripartire, tornando ai valori di fondo della tradizione progressista, ripartire dalle nuove parole d’ordine che sapremo darci, da un progetto chiaro e da una nuova classe dirigente.
È ora di mettere in campo il massimo del nostro impegno e del nostro coraggio. Dobbiamo farlo per i tanti mondi che guardano a una democrazia aperta e solidale, che guardano a sinistra ma che oggi non si riconoscono più in noi. Ce lo impone il dovere e la responsabilità.

Per chi può e vuole, ritroviamoci giovedì 12 in piazza Satta a Nuoro. Per una serata di pace e di politica”.


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