Su una cosa sono tutti d’accordo, il giorno dopo la giornata politica dei Progressisti che doveva finire con una scelta e invece è finita con un appello: il comunicato diffuso dopo la direzione fiume che li ha impegnati per l’intero pomeriggio e fino alla serata, sembra un comunicato della Dc. Dice e non dice, e soprattutto non sceglie.
Intanto. Perché i Progressisti dopo aver fatto mezza campagna elettorale con Soru, che ha detto in tutti i modi e chiaramente che non ci sono margini per ricucire con il centrosinistra, a poche settimane dal voto non sanno ancora chi sostenere ma per non dirlo invocano un’unità ormai impossibile? Questo è il primo mistero, che fa riflettere: ovvio che Alessandra Todde li corteggia, deve farlo, e deve continuare a farlo per rafforzare la sua coalizione che oggi perde altri pezzi da novanta in casa Pd. Ma se i Progressisti hanno fatto una scelta di campo, politica e consapevole, cosa li fa tentennare? La candidatura a sindaco di Cagliari, a cui Massimo Zedda non ha nascosto di ambire, con un sostegno più ampio? Ma cambiare idea a questo punto del percorso rischierebbe non solo di non premiarli, ma addirittura di penalizzarli.
I Progressisti, nel migliore stile Dc, dicono e non dicono e soprattutto non scelgono, spostando l’attenzione sull’unico obiettivo che resta, a oggi e salvo clamorose sorprese, irrealizzabile: la riunificazione-riappacificazione fra Pd-5stelle e Soru.
E proprio Soru ieri ha messo a segno un’astuta mossa politica, giocando d’anticipo e mettendo ancora più nei guai i Progressisti: “Loro sono con noi dall’inizio del percorso politico, il resto sono chiacchiere”, ha detto il fondatore di Tiscali chiarendo all’universo mondo dove i Progressisti hanno scelto finora di stare. Ma bisognerà aspettare ancora per capire cosa il partito di Uras deciderà.
Intanto, continua il thriller sondaggi . Tutti ne parlano, nessuno li ha visti o meglio nessuno li fa girare e men che meno li rende noti. Il che fa pensare con ragionevole certezza al fatto che i dati vengono manipolati a proprio piacimento e diffusi nel primo bar o nella prima chat che capitano a tiro. Così, per vedere l’effetto che fa.
In tutto questo, la Sardegna, i sardi, i programmi sono belli e dimenticati. Seppelliti sotto giochi politici, calcoli matematici e speranze di poltrone.











