Omicidio Floriana Floris, gli inquirenti non credono al racconto del compagno che l’ha uccisa

La difesa di Paolo Riccone punta alla perizia psichiatrica. Interrogato al risveglio dal coma da magistrato e carabinieri, ha detto di aver agito in un momento di raptus, ma la sua versione non convince.


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Il racconto di Paolo Riccone, che al risveglio dal coma ha detto di aver ucciso la compagna sarda Floriana Floris in un momento di raptus, non convince né il magistrato titolare dell’inchiesta né i carabinieri che conducono le indagini. Non gli credono, insomma, e stanno cercando di ricostruire più nei dettagli la tragedia che si è verificata in provincia di Asti, dove la coppia viveva.
In un primo momento Riccone, 54 anni, ha detto di aver tentato il suicidio dopo aver trovato Floriana morta in casa. Portato in ospedale, dove è rimasto in coma per qualche giorno, è stato ora interrogato e ha fornito una nuova versione, che non convince gli inquirenti.
Il suo avvocato, Federica Falco, punta alla perizia psichiatrica, indispensabile a suo dire a verificare la capacità di intendere e volere di Riccone, al momento in forte stato confusionale. L’uomo resta piantonato in ospedale.


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