Sulla lavagnetta nera, al posto dei primi, dei secondi e dei contorni del giorno, campeggia una parola in maiuscolo: “Chiuso”. Il market di via Cocco Ortu a Cagliari, marchizzato ma da sempre gestito a livello familiare, non ha ancora riaperto: domenica scorsa l’incendio, i Vigili del fuoco hanno parlato di fiamme che sono partite da un frigorifero. A settantadue ore circa di distanza, la puzza di bruciato è ancora forte: “I danni sono alti, le fiamme sono partite dal magazzino che utilizziamo come laboratorio dell’ortofrutta. Per fortuna ha bruciato molta plastica e il fumo è passato dalla serranda. La parrucchiera accanto l’ha visto e ha subito avvisato. È una brutta botta”, osserva Gianluca Zedda. Trentacinque anni, è lui il giovane proprietario del market. “Non ho quantificato i danni, non c’è un perito. Ho le mani legate e non so come comportarmi, spero che l’assicurazione paghi”. Zedda ripercorre quelle drammatiche ore: “Rogo partito da un corto circuito, sembrava un film dell’orrore, in stile Resident Evil”.
Già. Ma in quel videogioco non sono incluse le tante lacrime versate dal giovane imprenditore: “Sì, ho pianto, per abbia. Non meritiamo questa situazione, non navighiamo nell’oro ma abbiamo sempre lavorato e tutti sanno chi sono io e chi è la mia famiglia”. E se l’assicurazione dovesse, una volta acquisiti tutti i documenti, rispondere picche? “Faccio gli scongiuri, non voglio nemmeno pensarci. Ho ricevuto tanta solidarietà, ma mi interessa ritornare a lavorare, aprire una nuova pagina. Vorrei rimandare alcuni pagamenti”, confessa Zedda, “qui lavorano quattro famiglie che non sono assolutamente in crisi”. Attendono semplicemente di poter ripartire: “Da parte mia ho finito le lacrime, ora sto reagendo per capire come muovermi per vivere quella che sarà sicuramente una nuova esperienza”.










