C’e’ un numero, doppia cifra e decimali, che dovrebbe impedire agli aspiranti governatori della Sardegna di chiudere occhio: 28,9%. Certo, non e’ una novita’ che la disoccupazione in Italia sia da paura, che nel mezzogiorno c’è da mettersi le mani nei capelli e che va pure peggio nell’Isola, delle meraviglie per due mesi all’anno. Ma sentirlo dire, leggere numeri nero su bianco, sapere che insieme allo squadrone dei senza lavoro c’è pure il plotone dei senza speranza beh, fa sempre un certo effetto. E viene da chiedersi: ma come fa chi sta correndo per conquistare Villa Devoto e dunque il governo della Sardegna a dormirci la notte? Come fanno a pensare ad attaccarsi reciprocamente, a farsi le pulci, ad accusarsi e rimbrottare di fronte a 147mila sardi che al mattino si alzano e non sanno come passare la giornata ne’ come portare il pane a tavola? Come possono non concentrare tutte le energie nell’unico obiettivo per raggiungere il quale persino il sempre più nutrito partito degli astensionisti si schioderebbe da casa per impugnare la matita dentro la cabina elettorale? Ecco, questo chiedono i sardi ai candidati: di smetterla di litigare a distanza, di prendersi una pausa da promesse e filosofie e di, finalmente, mettersi a tavolino ed elaborare una strategia. Vera, concreta, reale e soprattutto realizzabile ragionevolmente in fretta. Cioè, non è che basta parlarne: i candidati devono dire come, in che tempi, con quali piani pensano di poter restituire alla Sardegna qualche decina di migliaia di posti di lavoro prima che, raggiunto il fondo, si cominci a scavare.
Perché poi dopo la disoccupazione comincia la povertà: e nell’isola dove fare le vacanze è chic, i poveri in 7 anni sono passati da 64mila a 370mila. Dunque ci sono due cose da fare, o meglio una cosa in due tempi: prima di tutto urge tamponare le emergenze, cercando per esempio attraverso le opere cantierabili, di rimettere un minimo in movimento il sistema economia. Poi però bisogna pure smetterla di guardare al dito invece che alla luna: come si può pensare di uscire dal tunnel se in Sardegna il tasso di dispersione scolastica, ovvero dei giovani che mollano la scuola, è uno dei più alti d’Europa? Bisogna investirci, nella cultura e nella preparazione delle future generazioni: è l’unica vera speranza innescare un circolo virtuoso. Ormai si esulta quando dal governo arriva l’ok a una manciata di mesi in più di ammortizzatori sociali: ma pensare di andare avanti a botte di proroghe di casse integrazioni è pura follia.











