La carenza di personale nel settore del turismo e del terziario in Sardegna è un problema noto, ma secondo il segretario generale della UILTuCS Sardegna, Cristiano Ardau, non è solo questione di disponibilità. “Limitare il dibattito alla mancanza di disponibilità è riduttivo e offensivo verso i lavoratori del settore”, afferma Ardau. “Denunciamo da mesi il fallimento del sistema contrattuale e chiediamo adeguamenti salariali e il riconoscimento delle professionalità”.
I dati della UILTuCS Sardegna sono preoccupanti: negli ultimi 12 anni, le retribuzioni in Sardegna sono cresciute meno della metà rispetto alla media europea, con una perdita del 15% dei salari del terziario rispetto all’inflazione. La Sardegna è fanalino di coda in Italia per andamento delle retribuzioni.
Ardau sottolinea che il settore del turismo ha bisogno di maggiore qualificazione, ma alcuni imprenditori ostacolano questo processo per risparmiare sul costo del lavoro. “Il mismatch tra le mansioni e le retribuzioni è alto”, precisa Ardau. “Per alcune mansioni, arriva al 75%, mentre in settori con retribuzioni più alte e carichi di lavoro più leggeri scende al 40%. Camerieri, cuochi e banconieri guadagnano 1100/1200 euro al mese, contro i 1500/1600 di altri settori”.
Secondo Ardau, serve un’analisi seria delle condizioni di lavoro, comprese quelle organizzative. “Orari notturni, festivi, weekend e un alto tasso di infortuni rendono il settore poco attrattivo”, afferma. “È comprensibile che molti rifiutino offerte anacronistiche legate solo a contratti a termine e bassi salari, quando altrove ci sono contratti a tempo indeterminato e migliori condizioni”.
Ardau conclude che è ora di sostenere davvero l’occupazione turistica. “Basta contributi a pioggia: le risorse vadano alle imprese che rispettano le regole, applicano i contratti giusti, offrono sicurezza e allunghino realmente la stagione. In Sardegna c’è già troppa povertà: è ora di dire basta alle retribuzioni inique e al lavoro povero”.











