La santificazione dopo la morte, Alitalia da carrozzone di Stato a sacro totem alla mobilità della Sardegna

La continuità territoriale a Volotea, che si è presa tutte le rotte a quasi la metà del prezzo indicato come base d’asta, ha rotto gli schemi e suscitato reazioni contrarie da ogni parte. Ma è la Regione che deve pretendere e controllare che il servizio sia svolto adeguatamente: la responsabilità di garantire la possibilità di spostarsi è solo ed esclusivamente della politica


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Come quando qualcuno muore, che parte subito la santificazione. Così, in perfetto stile opera buffa all’italiana, è partita la beatificazione prima e la santificazione poi di Alitalia, che alle 23.59 di oggi, giorno del Signore 14 ottobre 2021, esalerà l’ultimo respiro per rinascere, parzialmente, in Ita. E’ bastato che la low cost Volotea, sfrontatamente, rompesse gli equilibri consolidati e si prendesse la continuità territoriale della Sardegna per riabilitare in mezzo minuto il carrozzone di Stato mangiasoldi, così è stato sempre definito da tutti, finora bersaglio preferito degli strali di sardi e non solo, sindacati in testa. Finora Alitalia era considerata, appunto, una compagnia parassitaria. Migliaia di messaggi al giorno di utenti inviperiti contro la compagnia di bandiera, resuscitata decine di volte grazie ai soldi degli italiani. E polemiche sugli stipendi delle hostess, dei piloti, persino sulle divise. Ma ora, arriva Volotea e tutto viene dimenticato, e Alitalia diventa il totem al diritto alla mobilità. E poi, l’oltraggio degli oltraggi: Volotea coprirà la continuità territoriale a 21 milioni di euro, non a 37 e neanche a 28 come Ita. Il trucco dov’è? Perché la compagnia spagnola quasi dimezza i costi? La pagheranno i sardi in servizi o forse, cosa che tutti o tanti pensano, i soldi dati alla compagnia di Stato erano troppi e ingiustificati?

Che poi Volotea sia all’altezza della situazione o meno, è un altro discorso. Ma questo dipende solo, soltanto ed esclusivamente dalle condizioni che la Regione ha messo nero su bianco nella procedura negoziale avviata d’urgenza dopo il fallimento del bando. E dalla capacità di controllo che riuscirà ad esercitare. E’ la politica che deve tutelare e garantire i diritti dei sardi alla mobilità. A poter spostare un biglietto all’ultimo momento, a poter parlare con un call center, a poter vivere come normali cittadini, insomma. Questa è responsabilità solo ed esclusivamente della Regione, che ha dovuto  fare un affidamento in totale emergenza a 26 ore dalla scadenza del servizio in corso, e mai si era visto niente del genere.

Ma i banchi vuoti in consiglio regionale la dicono lunga, come era successo nella seduta sui femminicidi. Eppure, quello dei trasporti è davvero il problema principale della Sardegna, quello su cui si gioca il presente e il futuro, con tante occasioni perse in passato. Chi non lo capisce è fuori dal mondo, ed è colpevole di ogni minuto perso in termini di crescita economica, sviluppo sociale e competitività dell’isola. Quello dei trasporti è, deve essere, il primo problema della politica, quello che toglie il sonno, a prescindere da schieramenti e coalizioni.

Ma è uno scenario ancora molto lontano. In consiglio regionale oggi l’assessore leghista Giorgio Todde, come hanno detto i consiglieri finalmente presente dopo due anni e mezzo, ha letto un intervento in cui praticamente smarca la Regione da ogni responsabilità sul disastro trasporti, come già ieri aveva fatto il presidente Solinas, assente in aula. Ma su tutti, memorabile è stato l’intervento del capogruppo di Forza Italia Giuseppe Talanas: “Se ci sono problemi con i trasporti – ha detto – non è necessariamente colpa di qualcuno”.

Seguitele, le sedute del consiglio regionale.

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