Ha fatto scena muta davanti al giudice, Ubaldo Belfiori resta rinchiuso nel carcere di Uta. L’uomo, pregiudicato 39enne, ha dato fuoco all’abitazione dell’ex dirimpettaia di via della Musica a Quartu, Naomi Farina, lo scorso 5 luglio. Belfiori è difeso dall’avvocatessa Anna Maria Busia. È stato il giudice Giorgio Altieri, come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, a scrivere che “non c’è alternativa” alla cella e, ancora prima, a ripercorrere le ultime grane giudiziarie del trentanovenne. È uscito da Uta lo scorso 11 maggio dopo aver scontato una pena per maltrattamenti nei confronti della sua ex. Il 3 luglio è scaduto il periodo dell’obbligo di dimora e lui è subito tornato, il giorno dopo, sulle tracce della donna con la quale in passato aveva avuto una relazione. L’ha minacciata e ha detto che era pronto a dare fuoco all’appartamento della vicina, Naomi Farina, madre di 4 figli piccoli, a suo dire colpevole della fine del rapporto sentimentale. Stando al pensiero di Ubaldo Belfiori, la compagna avrebbe troncato la relazione perchè pensava che lui si fosse invaghito della vicina. Poi, l’ha costretta a seguirlo sino ad una casa occupata abusivamente a Monserrato. L’ex compagna ha trovato il modo per mandare un messaggio di aiuto alla madre, che ha subito chiamato il 122. I carabinieri hanno trovato i due e riaccompagnato a casa la donna, con Belfiori che continuava a minacciare ritorsioni.
E così ha fatto. La mattina dopo è tornato in via della Musica e ha incendiato l’appartamento dell’ex vicina. Inoltre, è emerso che già dal giorno prima avesse uno zaino con dentro una bottiglia di alcol etilico. Mentre distruggeva l’abitazione l’ex compagna era già dalla polizia per sporgere denuncia e proprio in commissariato ha ricevuto l’ennesima chiamata di minacce da parte dell’uomo. Che, poi, ha rischiato il linciaggio: si è così rifugiato in una panetteria e, successivamente, è stato arrestato. Per il giudice la sua è stata un’azione premeditata. Belfiori, stando ad alcuni testimoni, avrebbe gridato che non potevano fargli nulla perchè è infermo di mente. Ma, invece, “la patologia psichiatrica riscontrata in altro procedimento non è tale da escludere la capacità di intendere e di volere”, e c’è anche una perizia medica. Per il giudice “non vi è alternativa” al carcere.










