L’Italia proprio non ce la può fare a essere un paese normale. E non è tanto a fare i fighi a trasgredire le regole. No no, è proprio l’italico vizio di sentirsi più furbi degli altri, che se ne stanno diligentemente e ordinatamente in fila, mentre gli altri, come al Monopoli, senza passare dal via vanno dritti alla meta. E così non importa se ci sono anziani, malati, categorie davvero esposte ai rischi ma che non possono contare su corporazioni e caste. Se c’è tanta brava gente che non ha santi in paradiso. Pazienza se gli ospedali scoppiano, se la gente perbene da un anno sopravvive come può, se c’è chi le regole le rispetta sin dalla prima ora sfidando negazionisti e contorsionisti del “cosa vuoi che sia, poco più di un raffreddore”, in attesa paziente e disciplinata della sua dose di vaccino.
Per non smentirsi, l’italico mondo s’è arrangiato come ha potuto. Rivendicando l’esposizione al rischio (pensate, persino i magistrati), brandendo la bandiera del ci sono prima io, mal digerendo la necessità di starsene buoni ad aspettare. E consegnando una imbarazzante configurazione plastica del fu Belpaese, dove ognuno pensa per se, perché tanto chissenefrega del senso civico. Così è successo che, nel giro di pochi mesi, siamo passati dalla diffidenza più assoluta che nessuno voleva fare da cavia per i vaccini al ci sono prima io che c’ho l’amico potente, con una piroetta degna dei migliori funamboli da circo. Ché di un circo, davvero, sembra trattarsi.
Gli esempi sono tanti, eh: Andrea Scanzi, semi-negazionista della prima ora ha annunciato con la grancassa di essersi vaccinato perché tanto avanzavano le dosi, e se avanzavano sarebbero andate buttate: falso, perché AstraZeneca resiste in frigo per 48 ore, per esempio. La testa di Scanzi, elevato a oracolo a reti quasi unificate, è così saltata da La7 prima e dalla Rai poi. Lilli e Bianca, dopo averlo osannato e contribuito a ricoprirlo di vana gloria, lo hanno scaricato. C’è il sindaco di Villasimius, per restare dalle nostre parti, che ha ripetuto la stessa versione di Scanzi, ma insomma non ha funzionato: troppe polemiche, ieri si è dimesso. E poi il caso dei casi: il personale dell’assessorato della Sanità in Sardegna. Cioè dipendenti regionali che lavorano in ufficio, e anzi in questo periodo addirittura a casa. L’assessore Nieddu ha tentato una spiegazione sulla necessità di vaccinarli in massa, perché sono a contatto con gli operatori sanitari. Sarebbe interessare anche capire perché, in che modo e con che frequenza: intanto, però, la spiegazione non ha retto e la maxivaccinazione è saltata mentre avevano già il braccio teso per la somministrazione. Rinviata a data da destinarsi, e fra le polemiche, dopo essere giustamente diventata un caso politico.
E chissà quanti altri hanno fatto la stessa cosa, in chissà quanti altri posti d’Italia e chissà da quanto tempo. Così i furbetti del vaccino non si fanno scrupoli ad azzoppare il già claudicante sistema nazionale.
Mentre la gente per bene, ed è sempre la stessa, rispetta le regole, sta a casa e non salta le file. Ma non fatevi illusioni: nulla accadrà per sistemare le cose. E niente mai cambierà. Perché in un Paese dove il vigile urbano che timbra in mutande e poi se ne torna a casa sua viene riabilitato, e dove non si ha il coraggio di cacciare gli operatori sanitari no vax ma solo di sospenderli qualche mese per fare finta, ormai è evidente: se non fai parte di una casta, non sei nessuno.












