“Ogni scelta politica va fatta in base al momento storico che si vive, e noi in Sardegna viviamo la più grande crisi di tutti i tempi, con tanta gente che non ha più neanche la speranza: questa politica ci ha portato a perdere dignità, e il principio che anima Irs da dieci anni è che nessun sardo, nessun uomo può perdere dignità. Per questo abbiamo deciso di allearci col centrosinistra: non è più tempo di parlare, ma di agire provando a cambiare il sistema dall’interno”. Simone Maulu, candidato a Sassari con Indipendentzia Repubrica de Sardigna di Gavino Sale, spiega perché un partito indipendentista e autonomista che da anni combatte contro lo strapotere dei partiti italiani, ha deciso di scendere in campo alleandosi con quei partiti.
D- Come spiegate ai vostri elettori la scelta di presentarvi alle elezioni alleati con i partiti “italiani”?
R – Dicendo che è arrivato il momento di smetterla di parlare, mentre urge agire. La nostra alleanza non è con i partiti ma con Francesco Pigliaru, che per noi rappresenta la solidità culturale che manca alla classe politica di questa terra. Gli indipendentisti non possono più essere folklore o una forza solo di protesta, a un certo punto bisogna concretizzare. E noi puntiamo ad andare al governo della Sardegna per portare il nostro contributo.
D – Sarebbe storico, gli indipendentisti fra i partiti che governano la Sardegna.
R – Del resto sono dieci anni che condizioniamo la vita e la politica sarda. Abbiamo già una trentina di amministratori, e un sindaco a Perfugas che, dopo aver sostituito le auto blu con auto elettriche, ha cacciato Equitalia e recuperato dall’Agenzia delle Entrate 530mila euro: immaginate che cifra si potrebbe recuperare replicando l’operazione in tutta la Sardegna. Siamo stufi del fatto che la politica tuteli bande organizzate di criminali in giacca e cravatta che ci saccheggiano.
D – Sovranismo fiscale, dunque.
R – È il nostro primo obiettivo declinato in tre punti: un’agenzia sarda delle entrate, il blocco delle aste e la ricontrattazione del debito, visto che lo Stato ci deve 10 miliardi di euro che non solo non si riesce a recuperare, ma addirittura Equitalia contemporaneamente ne chiede 4 e mezzo ai sardi. La vertenza entrate non è mai stata chiusa, semmai è stata bloccata. E poi c’è tutto il resto.
D – Cioe’?
R – La sovranità alimentare, per cominciare: è impensabile che la Sardegna importi l’84% del fabbisogno, dunque per invertire la tendenza è necessario defiscalizzare il mercato interno e incentivare la produzione. La sovranità energetica: sole, acqua e vento non appartengono ai privati ma alla collettività, e la Sardegna deve prodursi da sola l’energia di cui ha bisogno, ma solo quella altrimenti è come tenere acceso il riscaldamento in una stanza con i vetri rotti. E poi il turismo, che va incentivato per 365 giorni all’anno e non solo sulle coste ma tutelando l’ambiente con il piano paesaggistico di Soru: non ci serve un emiro del Qatar che portando un miliardo e mezzo di euro viene qui a fare solo speculazione. E poi crediamo sia importante tutelare la nostra storia, la nostra lingua, le nostre tradizioni.
D – Nei libri di storia neanche c’è, la storia della Sardegna.
R – Infatti! Ed è assurdo, perché c’è proprio un buco nei libri di storia. Ma questo vale anche per la lingua e le tradizioni: pensate ai canti a tenores, famosi e studiati in tutto il mondo ma che qui vengono cancellati perché considerati rozzi. Incredibile: e la colpa è di una classe politica che ha sempre guardato all’Italia e non alla Sardegna.
D – Ed è quella classe politica che voi volete cambiare.
R – Certo, perciò vogliamo essere dentro il parlamento sardo per portare lì tutte le battaglie storiche di Irs, mettendo a combattere in prima linea pastori o artigiani, che sono nelle nostre liste. Prenda la peste suina: la Sardegna è l’unica Regione dove si incentiva la malattia, visto che un capo sano viene pagato 300 euro mentre l’indennizzo per uno malato è di 500.
D – Ma perché gli indipendentisti-autonomisti-sovranisti preferiscono polverizzarsi e disperdere le energie invece che unire le forze e allearsi?
R – Noi ci abbiamo provato a costruire ampie alleanze parlando con tutti, da Sardegna Possibile ai Sovranisti fino ai Rossomori e a Sardigna Natzione. Michela Murgia ha detto no all’alleanza. Anzi, ha detto che se volevamo allearci dovevamo rinunciare ognuno ai propri simboli per candidarci sotto quello di Progres, una delle liste che la sostengono. Inaccettabile, per noi, sarebbe stata una scelta illogica.
D – Quando sarete pronti per un candidato presidente indipendentista?
R – I tempi sono maturi, ora però dobbiamo assumerci le nostre responsabilità e pensare a governare. Il processo ormai è inarrestabile, come in Catalogna dove gli indipendentisti governano con i non indipendentisti. Poi ci sono gli indipendentisti conservatori e i progressisti ma è chiaro che, per cambiare davvero le cose e non limitarsi ai proclami, riuscire a entrare al governo della Regione è assolutamente indispensabile.













