Una fitta rete di finanziamenti, un giro d’affari da centinaia di migliaia di euro e una pioggia di fondi pubblici elargiti ad associazioni sarde e della penisola: è questo il cuore dell’inchiesta aperta dalla Guardia di Finanza sulla Conservatoria delle coste della Sardegna.
L’indagine prende le mosse da un esposto presentato dalla stessa Maria Elena Dessì, oggi direttrice esecutiva dell’ente, che l’11 novembre scorso è subentrata alla guida dell’Agenzia dopo l’uscita di scena dell’ex direttore operativo Gianpiero Sanna, nominato nel 2020 dall’allora presidente della Regione Christian Solinas.
Il focus degli investigatori riguarda i fondi erogati tra il 2020 e il 2024, spesso assegnati con affidamenti diretti “in economia”, cioè senza gare pubbliche, per importi sistematicamente inferiori ai 40mila euro. Una soglia che consente, per legge, procedure semplificate, ma che in questo caso solleva interrogativi sulla trasparenza.
Ma non è tutto. Le Fiamme Gialle stanno scavando a fondo anche nelle attività delle onlus beneficiarie: a chi appartengono davvero? Che uso è stato fatto dei contributi ricevuti? Emergono elementi che disegnano un intreccio sospetto di sedi, parentele e ricorrenze anagrafiche, con nomi e cognomi che si ripetono tra i fondatori di diverse associazioni.
Un’indagine che potrebbe scoperchiare un sistema opaco di assegnazione delle risorse pubbliche in un settore, quello della tutela ambientale e del territorio, teoricamente vocato alla trasparenza e al bene collettivo. La Conservatoria, nata per salvaguardare le coste sarde, si ritrova oggi a fare i conti con un’inchiesta che rischia di scuotere dalle fondamenta la sua credibilità. E non solo.












