Si scava ancora a Genova sotto le macerie del ponte Morandi che ieri è crollato all’improvviso facendo precipitare nel vuoto decine di mezzi che percorrevano in quel momento il viadotto dell’autostrada A10. La prefettura ha aggiornato il conto delle vittime finora accertate questa mattina: sono 35, tra cui anche tre minori. Ma ci sono dispersi sotto i cubi di cemento franati al suolo da un’altezza di 70 metri, e il bilancio è destinato a peggiorare. Una quindicina i feriti mentre tanti sono le persone che hanno assistito al disastro e che adesso sono sotto choc con i sintomi di un trauma psicologico.
Nella notte i soccorritori con squadre speciali arrivate da tutta Italia hanno continuato a lavorare senza sosta nella speranza, che ormai va affievolendosi, di trovare sopravvissuti. Le storie di chi ce l’ha fatta, come l’ex portiere del Cagliari, sopravvissuto dopo un volo di decine di metri con la sua auto, autorizzano a pensare al miracolo: ieri dopo il crollo quattro persone sono state estratte vive.
Il camionista frena sul baratro. “Il ponte Morandi si è sbriciolato davanti a me”
L’INCHIESTA – Genova, dove oggi e domani è stata indetto il lutto cittadino, è una città letteralmente e metaforicamente spezzata, che ora si interroga sulle cause di un simile disastro. Il ponte malato, lo chiamano: aveva bisogno di una manutenzione costante e di continue verifiche di stabilità. Si tratta di una tragedia annunciata? A questa domanda dovrà rispondere l’inchiesta aperta dalla procura che ipotizza i reati di disastro e omicidio colposo plurimo. Mentre siamo ancora lontani dall’accertamento delle responsabilità, prende sempre più corpo l’ipotesi di un cedimento strutturale. Non prevedibile, però, secondo chi gestiva quel tratto di strada. Il crollo, dice il direttore del Tronco di Genova di Autostrade per l’Italia Stefano Marigliani, è “per noi qualcosa di inaspettato e imprevisto rispetto all’attività di monitoraggio che veniva fatta sul ponte. Nulla lasciava presagire. Assolutamente non c’era nessun elemento per considerare il ponte pericoloso”. Testimoni raccontano di aver visto un fulmine colpire il viadotto subito prima del cedimento. Ma gli esperti ribadiscono che non è possibile attribuire un simile incidente al maltempo.













