C’è una ricaduta reale nei giochi di potere e di soldi, tanti, con cui scorre la vita nei palazzi della Regione: la paralisi della Sardegna. Come se già la situazione non fosse drammaticamente sotto gli occhi di tutti, con un’isola al palo che perde terreno ogni giorno che passa, condannata da una gestione fallimentare di sanità e trasporti solo per fare due esempi, ora l’isola (che non c’è) rischia pure di vedere paralizzata anche la più ordinaria amministrazione. Il segretario generale della Regione, Gabriella Massidda, si è dimessa. In pensione dal 1° giugno, non poteva più restare secondo un parere legale, avrebbe potuto, secondo altri due pareri, a patto di esercitare a titolo gratuito. Ovvero, rinunciando a 285mila e passa euro all’anno, il super stipendio voluto sempre da Solinas quando si impuntò per istituire il ruolo e affidarlo all’ex magistrato del Tar Francesco Scano. Uno stipendio, per intenderci, superiore di 40mila euro a quello del presidente della Repubblica.
Tempo un anno, e il magistrato andò via. Solinas offrì il ruolo all’ex Pd, poi renziano, Giuseppe Luigi Cucca, che dopo entusiastici ringraziamenti fu costretto a rinunciare travolto dalle polemiche della sua parte politica. Quindi, la Massidda. Da anni direttore generale dei Trasporti, trasversale ai colori politici delle legislature che si sono alternate negli anni. Che si è dimessa ma a quanto pare è stata silurata dallo stesso Solinas che l’ha voluta e non intende lasciarla al suo posto, preferendo l’annullamento di tutti gli atti firmati dal 1° giugno, giorno in cui è andata in pensione, e la decadenza dci 7 direttori generali di altrettanti assessorati il cui rinnovo non è più valido.












