La corsa alla conquista della presidenza è finita ufficialmente questa sera, con la chiusura della campagna elettorale dei 4 candidati alla presidenza della regione. Lucia Chessa per Sardegna r-esiste, Renato Soru con la Coalizione sarda (5 liste), Alessandra Todde per il Campo largo a trazione 5 stelle-Pd con 10 liste e Paolo Truzzu per il centrodestra con 9 liste. Sul voto di domenica in Sardegna, dalle 6.30 alle 22, scrutinio il lunedì dalle 7, è altissima l’attenzione nazionale: prima regione al voto nel 2024, test dell’alleanza Pd-5 stelle e della tenuta dell’alleanza di governo. Nelle campagne elettorali finali, i candidati presidente hanno restituito i punti principali dei loro programmi.
Non ha fatto chiusure Paolo Truzzu, 52 anni, 9 liste a suo supporto, lanciato mercoledì scorso in un mega evento alla fiera di Cagliari con Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini, più tutti i leader nazionali e regionali dei partiti di coalizione. Il suo primo obiettivo, dice Truzzu, è garantire la mobilità ai sardi con una adeguata continuità territoriale, con l’aiuto del governo. “La premier amica? Non lo nascondo. La sintonia e la confidenza con lei e con altri ministri possono essere importanti per lavorare su questo tema e per altri settori”, come la sanità, l’energia, l’industria. Truzzu ha poi lanciato un piano Sardegna da 10 miliardi e un cantiere in ogni paese, in polemica risposta alle lamentele dei cagliaritani.
Lucia Chessa, 63 anni, a capo dell’unica lista Sardegna r-esiste, ha scelto la sua Nuoro. “Staremo col fiato sul collo di chi governa”, assicura, definisce la legge elettorale “una carognata” fatta ai sardi per tenere fuori i piccoli partiti “e continuare a spartirsi il potere”, non sopporta “la calata di big nazionali che umiliano la Sardegna” e rivendica come battaglie prioritarie quelle per la sanità che funzioni e quella per fermare lo spopolamento dei piccoli centri dell’interno.
Ha portato madre e nipote sul palco della fiera di Cagliari per la gran chiusura Alessandra Todde, 55 anni, candidata del Campo largo a trazione 5 stelle-Pd con 10 liste. Entusiasmo alle stelle, emozione dei dirigenti 5 stelle che vedono su quel palco la realizzazione del loro progetto: un’alleanza con il Pd ma con un candidato grillino. “Quello che dico agli indecisi, agli arrabbiati, a quelli che pensano che la loro voce non conti, è che il cambiamento si può fare. E quale miglior cambiamento è una donna prima presidente della Regione Sardegna?”, dice Todde dal palco. “Il 25 febbraio i sardi possono scegliere: da una parte la continuità di coloro che hanno distrutto la Sardegna, dall’altro un cambiamento portato avanti con entusiasmo e con passione. Questo è un risultato straordinario per il centrosinistra perché finalmente abbiamo deciso di non spaccare l’atomo”.
Pienone al teatro Massimo di Cagliari per Renato Soru, 66 anni, comprese la galleria e le otto logge laterali. Tanta gente è dovuta anche tornare indietro. Per lui, candidato con la Coalizione sarda in polemica con le scelte delle segreterie nazionali e regionali del Pd, un’accoglienza da stadio, con cartelli, applausi e slogan, e poi le canzoni di Piero Marras compresa “Quando Gigi Riva tornerà” e le maschere famose in tutto il mondo di Tonino Murru. “Siamo gli unici ad aver fatto campagna elettorale fra la gente”, ha detto Soru, “un lungo cammino iniziato in estate e arrivato qui oggi. “Il futuro è dentro di noi, non ce lo porterà certo Giorgia Meloni”, dice Soru infiammando la platea mentre a turno i nipoti gli saltavano in grembo. “Possiamo fare qualcosa per raccontare la storia della Sardegna negata che racconti nuraghi, tombe dei giganti e Domus de janas per tanto tempo ignorata: un nuovo Betile. Non il vecchio Betile che avevamo immaginato qualche anno fa. Ma un Betile senza cemento fatto dal lavoro di digitalizzazione dei nostri beni culturali. Possiamo essere i primi al mondo” spiega Soru che parla di identità e metaverso, di passato e futuro, di tradizione e visione. E, soprattutto, di dignità e speranza. “Ogni paese in Sardegna ha la sua storia da raccontare. Abbiamo storia, geografia, paesaggio, musica, cultura per ripartire. Non è vero che i sardi sono rassegnati a un destino che qualcun altro ha deciso: c’è aria nuova, facciamola entrare”.











