Sono due le parole principali, urlate sotto i portici del Consiglio regionale, dai tanti organizzatori di matrimoni. Le celebrazioni sono praticamente ko: davanti all’altare o nelle sale dei Comuni solo pochi intimi, poi le feste sono vietate. E le casse dei wedding planner sono desolatamente vuote. E l’ultima decisione del Governo Draghi li penalizza: “Dicono che possiamo tornare al lavoro solo dal 31 luglio, vuol dire decretare la nostra morte. Per noi significa perdere anche tutto il 2021, perchè dobbiamo fare programmazione”; spiega una delle organizzatrici della manifestazione, Ivonne Concu: “Qui ci sono tante famiglie che lavorano per la filiera del wedding, dal parrucchiere al make up artist, e non hanno reddito. Le spose stanno rinviando i matrimoni per la quinta volta e non siamo stati nominati. Meglio, ci hanno bloccati: e allora chiediamo ristori e una ripartenza immediata. Tanto bla bla ma poca sostanza, ci sono negozi di abiti da sposa con i magazzini pieni e attività di service costretti a pagare la cassa integrazione. Vogliamo una data più vicina alle nostre esigenze, magari un fine maggio, così possiamo organizzare per i mesi successivi”.
E da settembre in poi? “C’è il problema della destagionalizzazione. Io porto sposi dal nord Europa, dall’America, dalla Russia e dalla Cina. Tutto fermo, tutto deleterio: vogliamo una data certa e ristori dalle Regioni”.











