Cagliari, il paradosso algerini: espulsi ma “liberi” di delinquere

A Cagliari c’è posto per le persone perbene, di qualunque nazionalità. Ma il paradosso è che l’immigrazione è fuori controllo: la banda di algerini che terrorizza le donne è composta da stranieri espulsi che cercano con i furti i soldi per lasciare la Sardegna. Non si tratta dei tanti ragazzi stranieri ospitati nei centri di accoglienza


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di Jacopo Norfo

Cagliari è una città da sempre ospitale e in Sardegna c’è posto per tutti, ma soltanto se si tratta di persone perbene. A prescindere dal colore della pelle, o dalla loro nazionalità. Diciamolo subito, per evitare equivoci: i 13 algerini arrestati e accusati di gravi reati a Cagliari non sono tra quelli che sono ospitati nei centri di accoglienza, che sono sino a prova contraria persone tranquille che si battono per i propri diritti. La banda di algerini che ha terrorizzato le ragazze cagliaritane in centro con scippi di cellulari e palpeggiamenti fa parte degli sbarchi degli ultimissimi giorni nel Sulcis. Si tratta di persone che sono state espulse, e che con queste azioni criminali stanno cercando i soldi per ripartire e lasciare la nostra Isola. Per questo si lasciano anche facilmente arrestare, sapendo che finiranno liberi poche ore dopo.

IL CARTELLINO ROSSO. Con un cartellino rosso dunque, ma senza che nessuno li metta davvero alla porta se non con un foglio di espulsione. Poi, se ne devono andare da soli. Ma non hanno i soldi, per questo alcuni di loro si sono resi protagonisti di un’escalation di furti impressionante nelle ultime ore. Il problema è dunque questa immigtrazione fuori controllo, che sta portando per la prima volta nella storia di Cagliari una allarmante mancanza di sicurezza in città. Per la prima volta le donne cagliaritane hanno paura di passeggiare in centro persino di giorno, e spuntano anche i palpeggiamenti, le violenze sessuali. E ora gli arresti a raffica.

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