di Ennio Neri
“Io mio figlio a Is Mirrionis non lo mando”. Pregiudizi come questo hanno frenato uno dei progetti più interessanti e innovativi programmati in città da Ersu e Comune. Un esperimento sociale: un intervento di coabitazione (co housing) solidale su base volontaria, a Is Mirrionis e San Michele tra inquilini degli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica e studenti universitari fuori sede. Il coinvolgimento di un numero ristretto di studenti universitari fuori sede e di altrettante famiglie che, liberamente, sceglieranno di mettere a disposizione una stanza per la durata dell’intero anno accademico in cambio di piccoli aiuti quotidiani. L’obiettivo è triplice: aiutare gli anziani soli e emarginati, trovare un alloggio gratuito agli studenti meritevoli e creare un mix sociale per rilanciare i 2 rioni periferici della città.
GLI ASSURDI PREGIUDIZI. Le prime coabitazioni, partite quest’anno, sono state 8. Ma trovare gli studenti disponibili non è stato facile. Il presidente dell’Ersu Antonio Funedda ha dichiarato alla commissione comunale Patrimonio che ha avuto difficoltà a trovare studenti disponibili. Perché molti genitori dei ragazzi si opponevano: dichiarando testualmente “io mio figlio a Is Mirrionis non lo mando”. Un pregiudizio assurdo nei confronti del quartiere che, per tra tante difficoltà, lavora sodo per scrollarsi di dosso l’etichetta di “ghetto” e ritagliarsi un nuovo ruolo in città. Anche perché intanto l’esperimento ha funzionato. E quest’anno le coabitazioni a Is Mirrionis aumenteranno. Conoscenza e solidarietà decisive per abbattere i muri della diffidenza.












