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Cagliari, 315 milioni di fatture false da 19 società fantasma: nei guai la titolare cinese di “Casa Uno”
Un’evasione fiscale da 3,7 milioni, quella scoperta dalla Guardia di Finanza. Scattano i sequestri di conti correnti e auto. Coinvolta una famiglia di origine cinese che gestisce il magazzino all’ingrosso di intimi e casalinghi in viale Elmas: tutti i dettagli
Un giro vorticoso di fatture false, emesse da diciannove società con sedi fittizie in molte regioni italiane, rappresentante da prestanomi di origine cinese. È quanto hanno scoperto i militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Cagliari che, su disposizione del gip, hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo per oltre 2,5 milioni di euro nei confronti di una società operante nella città di Cagliari nel settore del commercio all’ingrosso di articoli vari gestita da una famiglia di imprenditori di origine cinese. Si tratta di “Casa Uno”, magazzino all’ingrosso di intimi e casalinghi che si trova in viale Elmas, gestito dalla 54enne Lin Xiaoying. L’indagine si è sviluppata partendo dai risultati di un’attività di verifica fiscale svolta dalle Fiamme Gialle tra il 2022 ed il 2023 da cui è emersa l’ipotesi che la società sottoposta ad ispezione fiscale fosse organica a un’imponente “frode carosello” e avesse utilizzato sistematicamente fatture per operazioni oggettivamente inesistenti che le avrebbero consentito di abbattere le tasse per oltre 3,7 milioni di euro e di non versare l’Iva per oltre 815mila euro. Il meccanismo, secondo l’ipotesi formulata, era il seguente: si predisponeva ed utilizzava un “format” di documento fiscale unico per tutti i fornitori “fittizi”, questo documento fiscale veniva intestato ad un’azienda “non effettivamente esistente/operante” ed i beni oggetto di compravendita venivano descritti in maniera assolutamente generica, senza alcuna specifica del codice prodotto e della tipologia.
Non solo: i militari non hanno mai trovato nessuna indicazione, nelle fatture, dell’esistenza di un documento di trasporto, che nella maggioranza dei casi non avveniva, e l’importo sarebbe stato pagato “in contanti”, quindi con una modalità non tracciabile. Questo meccanismo, secondo le indagini, sarebbe stato replicato decine e decine di volte negli anni dal 2016 al 2021. In alcuni casi sarebbero state anche contabilizzate fatture per centinaia di migliaia di euro emesse da aziende che non esistevano già prima della data di emissione della fattura. Le complesse indagini, delegate poi alla Procura della Repubblica di Cagliari – e condotte dal nucleo di polizia Economico Finanziaria delle Fiamme Gialle – hanno portato a ricostruire quel che si ritiene essere un vorticoso “giro” di fatturazioni false – pari ad oltre 315 milioni di euro – emesse da diciannove società “cartiere”, con fittizie sedi in molte regioni italiane, rappresentate da prestanomi di origine cinese e caratterizzate dal mancato assolvimento degli obblighi contabili, dichiarativi e di versamenti. Inoltre, tutte le società erano contraddistinte da un ingiustificato ed esponenziale aumento del volume di affari, dall’assenza di una struttura organizzativa e dalla mancanza di idonei mezzi e strutture operative strumentali all’esercizio dell’attività imprenditoriale attraverso cui sarebbe stato possibile portare in Italia enormi quantitativi di merce, evadendo Iva e dazi, anche avvalendosi indebitamente di specifici regimi doganali di importazione dei prodotti nel territorio dell’Unione Europea. La misura cautelare reale applicata alla società oggetto delle indagini ha permesso di apprendere disponibilità finanziarie su 3 conti correnti e di sequestrare 4 automobili.