Caccia aperta tutto l’anno o, meglio, attività di contenimento della fauna selvatica: non si placano le polemiche dopo l’accoglimento dell’emendamento poche settimane fa. Massimiliano Tronci: “Si darà piena discrezionalità alle amministrazioni locali, che potranno essere condizionate dai cittadini – elettori, non tecnici, perciò senza nessun parere motivato a monte dell’eventuale abbattimento di tali specie di fauna selvatica”.
Non si placano i toni da quando la V Commissione permanente “Bilancio, Tesoro e Programmazione” della Camera dei Deputati, nell’ambito dell’esame del disegno di legge “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025” (C. 643-bis), ha accolto un emendamento – il n. 78.015 – che, in buona sostanza, consente la possibilità di aprire la caccia tutto l’anno, qualsiasi giorno, anche entro le aree naturali protette e i centri urbani.
Interviene sul punto Massimiliano Tronci, giurista con esperienza ultradecennale presso diverse amministrazioni pubbliche in ambito di Ecologia e diritto Ambientale.
“Sono decisamente preoccupato con l’entrata in vigore della nuova legge 29 dicembre 2022, n. 197 “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025” è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica, entrata in vigore il 2 gennaio 2023, con riferimento al l’emendamento dell’onorevole Le Foti. Forse sfugge agli occhi di persone non esperte il punto più importante e cioè che tutti i piani di abbattimento non saranno più basati su alcun parere tecnico-scientifico, dal momento che dato l’I.S.P.R.A. (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) verrà coinvolto solo per rilasciare pareri obbligatori, ma non vincolanti”.
“Ciò – prosegue Tronci – significa dare piena discrezionalità alle amministrazioni locali, che potranno essere condizionate dai cittadini – elettori, non tecnici, perciò senza nessun parere motivato a monte dell’eventuale abbattimento di tali specie di fauna selvatica, mentre dovrebbe essere un organismo terzo, appunto l’Ispra ad occuparsene. Concordo pertanto con l’operato dell’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), la quale ha provveduto a raccogliere le richieste di diversi cittadini e comitati locali, presentando ad inizio gennaio 2023 un ricorso alla Commissione europea e al Parlamento europeo perché valutino i nuovi piani di abbattimento della fauna selvatica previsti dalla legge n. 197/2022 e, nel caso specifico se essi siano rispondenti o meno alla normativa comunitaria sulla salvaguardia della fauna selvatica. Il passaggio successivo sarà che, in caso di riscontrato di tale contrasto normativi, il GrIG ne chiederà l’apertura di una procedura di infrazione, ai sensi dell’art. 258 del Trattato UE (TFUE, versione unificata) il quale esplicita che “qualora lo Stato membro non si adegui ai “pareri motivati” comunitari, la Commissione può inoltrare ricorso alla Corte di Giustizia europea, che, in caso di violazioni del diritto comunitario, dispone sentenza di condanna che può prevedere una sanzione pecuniaria (oltre alle spese del procedimento) commisurata alla gravità della violazione e al periodo di durata”.











