Il collare è il segno più vistoso, esterno, di ciò che gli è capitato. Ma i traumi e le ferite sono anche interni. Raffaele Marotto, 43enne di Vallemrosa è l’uomo che, alla vigilia di Ferragosto, si è trovato a dover ringraziare tutti i santi se, sia lui sia i suoi cari, sono ancora vivi. C’era lui al volante del pulmino della sua società con a bordo i suoi familiari, specializzata in eventi, finito stritolato tra due autocisterne, tra Capoterra e Frutti d’Oro. Una scena orribile quella alla quale hanno assistito i soccorritori: vetri rotti, pezzi di carrozzeria piegati. E otto persone, tra le quali c’erano Raffaele e la sua famiglia, portate all’ospedale in condizioni gravi. Oggi sono tutti fuori pericolo, ma chi ha i danni maggiori è proprio il 43enne: “Al Brotzu mi hanno riscontrato un trauma cranico e altre lesioni e ferite. Ne avrò per novanta giorni”. Ricorda molto bene quei terribili istanti: “Ero fermo perchè c’era una lunga coda, dovevo raggiungere Sarroch. All’improvviso l’autocisterna mi ha colpito da dietro, violentemente, facendomi finire contro l’altro mezzo che avevo davanti”. Soccorso dal 118, ricorda a tratti il trasporto all’ospedale: “Ricordo l’elicottero dell’elisoccorso, quando stavano portandomi dentro l’aereo”. Poi è svenuto e si è risvegliato all’ospedale. Il suo incidente si annovera tra i tanti, tantissimi capitati sulla Sulcitana, anche se non dettato certo dall’alta velocità.
“Mi capita di fare quella strada per motivi di lavoro”. Pericolosa? “Sì, lì serve o che facciano davvero quattro corsie, larghe, o che creino un percorso secondario che può essere utilizzato da chi deve andare al lavoro o fare delle consegne”. Più spazio, insomma, nella 195 degli schianti infiniti. La priorità resta comunque la salute: “Voglio conoscere il nome dell’azienda proprietaria del camion che mi ha colpito, stava per sterminare una famiglia”. All’orizzonte, Raffaele Marotto non esclude nemmeno possibili azioni legali, tutelato dall’avvocato Ignazio Ballai, col quale si è già sentito.










