di Livio Mei
Via Sonnino a Cagliari, una donna cammina veloce pur non avendo fretta. Sguardo duro, non saluta nessuno lungo il percorso, non un sorriso da donare al resto del genere umano. Potrebbe essere solo assorta nei suoi pensieri. Invece è la maschera della solitudine. Più è sola più si mostra ostile. Più si mostra ostile più diventa sola. Un circolo vizioso da cui, però, si può uscire.
È un percorso possibile, bisogna essere davvero motivati. La solitudine è autogenerata per mancanza di stima e per un senso di inadeguatezza. È una forma di protezione che mette al riparo dai giudizi altrui. Si preferisce digitalizzare la propria esistenza nei vari social perché è un modo per controllare le informazioni personali in uscita pubblica. Uscire allo scoperto, dunque, ma solo con i filtri online. La vita social erode quella reale iniziando dai bordi, ecco perché sembra così innocua!
Stare soli fa soffrire la testa, ma anche il cuore. Recenti studi hanno dimostrato la correlazione tra solitudine e malattie cardiovascolari. Per contro, la gaiezza di una fiorente vita sociale aiuta ad alleggerire il basto e a sopportare i problemi della quotidianità.
Il segreto consiste nel cambiare interpretazione del mondo che ci circonda. Le persone con cui veniamo a contatto, non sono giudici, hanno le stesse nostre ansie. Si faranno dapprima un’idea di noi tanto positiva quanto positivo sarà il nostro approccio con loro. Sorriso in bocca, empatia, tanta voglia di interloquire. Che significa parlare amabilmente, ascoltare e ragionare insieme. Non imporsi sul dialogo.
La città offre numerose occasioni di incontro, da quelle più vaste e aperte quali parchi e spiaggia, a quelle più raccolte come circoli culturali, mostre e concerti. E, come detto, ci vuole la motivazione, forza motrice senza la quale difficilmente qualcuno verrà a chiederci l’amicizia come succede nei social. Bastano poche battute per intrecciare nuove relazioni per scoprire di essere interessanti per gli altri e per noi stessi.












