Tuvixeddu, paesaggio lunare sopra i tetti di Cagliari

La necropoli ha superato i fantasmi del cemento, ma ancora è scarsamente frequentata dai “vivi”


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In diretta dalla più grande necropoli Punico-romana del Mediterraneo. Una perla di rara bellezza nel cuore di Cagliari. Tuvixeddu, il “colle dei piccoli buchi”, custodisce da millenni tanti segreti spirituali. Ed anche una vasta porzione della Cagliari sotterranea pensando alle sue innumerevoli cavità sotterranee: cisterne, pozzi, tombe e sepolcri. 
Non c’è un turista, non si intravede un visitatore. Il parco è deserto a quest’ora del pomeriggio. In un pomeriggio assolato qualunque, nello spazio verde accessibile da via Falzarego, non c’è neanche l’ombra di un cane ma volano alto i falchetti. 
Non è un fatto negativo, ovviamente. Da quando in qua le necropoli e i cimiteri devono esser frequentate dai vivi? 
Eppure il clima tiepido invoglierebbe le corse festose dei bambini. Io, ad esempio, giocai spesso da queste parti sbucciandomi le ginocchia per ficcare il naso dentro i passaggi sotterranei che si dipanano dappertutto. 
L’autunno sta per morire anche sulla necropoli e incombe il passo dell’inverno. 
Mi avvolge come uno spettro silente il  profumo del timo, della lavanda, del rosmarino. E soffia dolce, sulle aiuole ben curate dal Comune di Cagliari, l’anelito del passato. Rallegra sapere che questo patrimonio ha superato i fantasmi del cemento, che perverrà integro alle future generazioni. Mi vengono in mente così immagini a tratti oniriche: le gesta di quelle civiltà del passato, che modellarono nella candida roccia e con grandi fatiche, centinaia di sepolture. Sono perle incastonate come in una grande collana. Appaiono in tutto il loro splendore se le saprete osservare, capire, meglio ancora raccontare, con il senso profondo e avvolgente… della partecipazione. 
Solo così la necropoli si rianimerà dei vivi, che omaggeranno i morti e gli antenati. 
 
Marcello Polastri 


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