Stesso mare e stessa spiaggia, depredata. Anche in questo inizio di estate 2021 segnata dalla Sardegna in piena zona bianca, l’arenile più colpito dai furti di sabbia rimane quello di Is Arutas, splendida e unica spiaggia dell’Oristanese. Gli inconfondibili chicchi di riso sono stati trovati dentro sacchetti e bottiglie di plastica ammassati all’interno delle valige dei primi turisti ladri che, dopo qualche giorno di sole e mare, hanno pensato di lasciare la nostra Isola portandosi via carichi, preziosi, di conchiglie e sassi. “Sì, la spiaggia di Is Arutas si conferma quella più depredata, poi ci sono altre zone, come quella di Villasimius”, spiega, a Radio Casteddu, Franco Murru, presidente dell’associazione “Sardegna rubata e depredata”, da 20 anni in campo per denunciare i furti, purtroppo continui, di unicità dai nostri litorali. Negli aeroporti i controlli vanno avanti a spron battuto, e la Guardia di Finanza ha già staccato decine di multe da 500 euro. La regola del “non sapevo fosse vietato” non basta a evitare la sanzione: “Anche se in molti casi”, ammette Murru, “la gente sembra davvero essere in buona fede quando dice che non sapeva che portare via sabbia, sassi e conchiglie dalle nostre spiagge sia un reato”. Reato, utile ricordarlo, certificato dalla stessa Regione Sardegna.
Tra le domande destinate a perdersi nella notte dei tempi ce n’è sicuramente una: per quale ragione esistono vacanzieri che rubano sassi, sabbia e conchiglie? Una risposta, meglio, due, le prova a fornire lo stesso Murru: “Per avere un ricordo, un souvenir della nostra Isola, o per riempire gli acquari”.











