Ha spento la luce e abbassato la serranda sabato e, prima di mercoledì prossimo, Emanuela Diana, 30enne di Villasor, non tornerà nella sua bottega nel centro del paese. Anche lei ha deciso di protestare contro i rincari e, per le prossime quarantotto ore, non lavorerà. Una scelta coraggiosa e difficile, rinunciare a un guadagno sicuro: “Prima c’è il benessere di tutti”, afferma, diretta, la giovane. Che, da settimane, è alle prese con aumenti su ogni prodotto che, poi, deve rivendere: “Vendo principalmente vini e surgelati, ma anche pasta. I gamberoni e i calamari congelati sono aumentati di 2,50 euro al chilo, chi me li vende ha ovviamente alzato i prezzi perchè ha costi di trasporto maggiori. Tutta colpa del gasolio alle stelle. ogni litro di vino è aumentato di venti centesimi e lo producono a Monserrato”. Non certo a migliaia di chilometri di distanza, ma i serbatoi dei furgoni non vanno certo col Vermentino, ma con la benzina.
“La pasta, all’ingrosso, la pago 20 centesimi in più ogni mezzo chilo, il rincaro su un chilo è di ben quaranta centesimi. Sembrano tutte cifre basse, ma messe in fila stritolano me e i miei clienti. Per non parlare della bolletta della luce, nel caso della mia bottega è raddoppiata, l’ultima è stata di 260 euro. Il Governo non può lasciarci così, allo sbando. Voglio continuare a lavorare e vivere nella mia Sardegna, basta con tutti questi aumenti insensati”.












