STEAOSI EPATICA O FEGATO GRASSO
E LA GIUSTA ALIMENTAZIONE
a cura di Raffella Aschieri
(DietistaMenutrix)
La steatosi epatica meglio nota come fegato grasso, è il termine usato per indicare numerose condizioni che hanno in comune l’accumulo di grassi (in particolare trigliceridi) all’interno delle cellule epatiche (cioè del fegato) o in soggetti che consumano poco o niente alcool.
La presenza di una concentrazione di grasso può essere del tutto fisiologica, ma se arriva a superare la soglia del 10-15% la condizione diventa patologica e viene così formulata la diagnosi di fegato grasso. Tale disturbo si presenta per lo più senza sintomi e puo’ essere diagnosticata solo dal medico con esami specifici.
La steatosi si stima che possa interessare fino al 20-30% della popolazione nei Paesi occidentali, ma la percentuale sale drasticamente se prendiamo in considerazione i soggetti obesi e/o diabetici; se ai primi stadi non è connessa a rischi rilevanti, quando viene trascurata può progredire fino a causare pericolose complicazioni, non ultima la cirrosi, nonché fungere da fattore di rischio per il diabete, infarti e ictus.
Se diagnosticata precocemente è possibile rallentare, talvolta anche arrestare, la progressione, prevenendo così le complicazioni più temute.
Ad oggi non si conosce esattamente la causa per cui alcuni soggetti vadano incontro ad accumulo di grasso nel fegato, Si stima che, alla luce della progressiva e apparentemente inarrestabile diffusione del problema “obesità, un adulto su 3 possa presentare il disturbo. In ogni caso i più esposti sono gli uomini e dopo i 50 anni le donne.
Si ritiene che una possibile spiegazione, forse la più importante, sia da cercare in un’alimentazione ipercalorica, in cui i grassi in eccesso che il fegato non è in grado di metabolizzare finiscano per accumularsi nell’organo.
Secondo molti esperti il rischio di sviluppare il fegato grasso è strettamente legato alla sindrome metabolica e in particolare a : obesità , diabete di tipo 2 insulio resistenza iperglicemia ipertriglicerimia ipercolesterolemia, ipertensione
Tra gli altri fattori di rischio ricordiamo inoltre:sindrome del ovaio policistico (che è legata a un elevato rischio di diabete e sindrome metabolica), ipotiroidismo, sindrome apnee notturne e fumo.
Ma è anche vero che la diagnosi viene talvolta posta anche in soggetti privi di qualsiasi fattore di rischio.
La dieta ha un ruolo fondamentale per evitare la progressione della malattia e con le patologie associate sopra indicate.
La dieta mediterranea è quella maggiormente consigliata da tutti gli esperti con queste indicazioni:
Menu giornalieri ricchi di frutta e (soprattutto) verdura. Pietanze ricche di cerali e farinacei (pasta, pane, …) possibilmente integrali. Ridurre drasticamente il consumo di zuccheri e alimenti dolci (comprese le bibite).
Riduzione del consumo di alimenti industriali e/o animali, spesso ricchi di pericolosi grassi saturi.Regolare consumo di pesce, preferendo quello azzurro di piccola taglia.
Prediligere cibi con elevato contenuto di grassi mono e polinsaturi (legumi, olio d’oliva)
Cucinare senza grassi aggiunti, evitando le fritture.Preferire 5-6 spuntini al giorno ai classici tre pasti.Ridurre o preferibilmente eliminare gli alcolici, compresi vino e birra.
In ogni caso, una volta individuato il disturbo con visita medica, è sempre meglio procedeere con una dieta personalizzata eseguita dal nutrizionista.












