Sotgiu: “Caso Astrazeneca, rebus sul vaccino ai giovani e sulla seconda dose”

Riguardo ai vaccini: “Uno dei problemi sostanziali che abbiamo avuto durante la pandemia è la mancanza di termini comunicativi. Troppo spesso ci si è trovati di fronte a troppe voci, molto spesso la politica si è mischiata con la scienza e questo crea inevitabilmente confusione. La scienza non è dogmatica”.


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L’epidemiologo Giovanni Sotgiu a Radio Casteddu: “In questi giorni, in queste settimane abbiamo avuto pochi casi di positività, fatta eccezione per la situazione ad Aritzo dove si sono registrati casi concentrati in una determinata realtà.
C’è in generale una bassa circolazione su cui dobbiamo porre attenzione, in modo particolare, alla circolazione di nuove varianti, insieme con quella inglese e indiana che si sta diffondendo.
Nel Regno Unito è responsabile di un incremento dei casi e la situazione quindi può risultare dinamica, può cambiare rapidamente quindi dobbiamo aprire, godere di questa estate però farlo con estrema cautela e attenzione. Non dobbiamo cantare, quindi, vittoria presto. Il Regno Unito è partito molto bene ma in questo momento hanno delle difficoltà che stanno mettendo in discussione l’apertura totale, completa di tutte le attività. Il caso del Regno Unito ci deve far pensare al fatto che questa situazione può cambiare nel breve periodo: ne abbiamo avuto già riprova ci sono stati precedenti che ci hanno dimostrato che questo virus, se non controllato con il rispetto delle misure, può comportare un problema.
A me che ciò che preoccupa particolarmente è il comportamento di socialità nel momento in cui abbiamo aggregazioni di soggetti. Ne bastano uno, due, tre per creare una rapida diffusione. Il fatto è che si stanno sviluppando delle varianti virali particolarmente contagiose, quella indiana ha un incremento della contagiosità del 60% rispetto alla variante inglese e il rischio di ospedalizzazione circa due volte e mezzo in più rispetto a quello della variante inglese: questi numeri insieme devono portare alla massima cautela”.
Riguardo ai vaccini: “Uno dei problemi sostanziali che abbiamo avuto durante la pandemia è la mancanza di termini comunicativi. Troppo spesso si è trovati di fronte a troppe voci, molto spesso la politica si è mischiata con la scienza e questo crea inevitabilmente confusione. La scienza non è dogmatica, un vangelo. La scienza può cambiare e, quindi, soprattutto di fronte a una malattia nuova, a una infezione nuova come questa possono venire dei cambiamenti che sono conseguenti agli studi scientifici che vengono continuamente eseguiti.
Il fatto quindi che ci possono essere dei cambiamenti è naturale, è legato alla scienza medica che si basa su prove ed errori.
Per l’interruzione di AstraZeneca sono cambiate le indicazioni anche se non è stato pubblicato il rapporto e questo crea problemi nella fiducia non solo per AstraZeneca ma nei confronti della vaccinazione. Bisogna sottolineare i numeri: è stato dimostrata un’incidenza molto bassa di trombosi in sedi atipiche, 0,45 casi ogni 100.000 vaccinati, un’incidenza veramente molto bassa che significa che tantissime persone vengono vaccinate e non hanno nessun problema. Il problema c’è in qualcuno e  bisognerà capire quali possano essere i fattori di rischio associati alla concorrenza di questi eventi. La generalizzazione di questo problema, la comunicazione non corretta di questo evento avverso può generare una sfiducia nei confronti dei vaccini.
Seconda dose con un altro vaccino agli under 60? Vorrei comprendere gli elementi che sono stati adottati per la scelta particolare, molto forte che implica un cambio radicale, importante.
Non abbiamo studi che comprovano l’efficacia di questo intervento. Cambi di vaccino con valutazioni sperimentali non ne sono stati eseguiti, è un passaggio particolare e, onestamente, valutando quanto è stato fatto nel Regno Unito, dove sono state effettuate prima e seconda dose senza problemi sostanziali, rimango in fase di attesa e valutazione per comprendere quali sono i motivi tecnici che hanno portato in Italia a questo cambiamento”.
Risentite qui l’intervista del direttore Jacopo Norfo e di Paolo Rapeanu
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