“Il ministro venga in parlamento e riferisca sulla Regione Sardegna, dove ciò che accade supera i limiti della decenza: la presidente Todde si è resa protagonista di un pasticcio che ha generato uno scontro istituzionale senza precedenti”. Il caso della decadenza della presidente 5 stelle Alessandra Todde varca il Tirreno e approda a Montecitorio, scatenando il caos: il deputato di Fratelli d’Italia e coordinatore regionale Francesco Mura, come i leghisti, chiede che sia ora il governo a dire come stanno le cose. In particolare il ministro degli Affari regionali Calderoli a cui viene chiesto se la famosa legge statale evocata dai giudici del collegio di garanzia elettorale per comminare la decadenza è applicabile o no alla Sardegna. Detto in un altro modo, se la specialità della Sardegna la aiuti a sottrarsi da regole che valgono su tutto il territorio nazionale.
Su questo principio è infatti incentrata la mozione approvata martedì scorso dal consiglio regionale con cui si chiede alla giunta regionale e alla stessa presidente di fare ricorso alla corte costituzionale sulle competenze di Stato e Regione, contestando l’applicabilità della legge 515 del ’93. Una vera e propria dichiarazione di guerra allo Stato sulle reciproche competenze, contestata ovviamente dal centrodestra regionale e invece fortemente spinta dal campo largo, che l’ha approvata compatto.
Una cosa è certa: la Sardegna, devastata da problemi che anziché essere rapidamente risolti come era stato promesso e garantito, precipita sempre più a fondo,: paralizzata e inerme, fra finanziaria non approvata e ricorso per blindare la Todde, dopo un anno di legislatura in cui l’unica cosa di cui ci si è occupati sono state le rinnovabili.










