Senza pietà, senza ripensamenti, senza scrupoli. Una dopo l’altra, otto martellate hanno fracassato la testa di Francesca Deidda fino ad ammazzarla, mentre lei cercava disperatamente – e inutilmente – di difendersi dal mostro che aveva accanto da quando era una ragazzina. Otto martellate, non un solo colpo come ipotizzato inizialmente, che hanno messo fine alla vita di Francesca, 42 anni, fatta fuori da Igor Sollai, camionista di 43 anni, come un fastidio da cui liberarsi. Otto martellate mentre era sveglia e cercava di salvarsi dal suo assassino, non dormiva affatto Francesca come invece gli inquirenti avevano ipotizzato e come lo stesso Sollai aveva raccontato.
No, Francesca era sveglia e si è resa cont di tutto, dal primo all’ultimo istante, si è resa conto del massacro a cui non ha potuto sottrarsi. Ed è questo, che ora tormenta suo fratello Andrea, che da anni ormai con Sollai aveva chiuso tutti i rapporti. E’ questo che lo angoscia più di ogni altra cosa: Francesca si è resa conto di tutto, era lucida e ha capito perfettamente che stava per morire. Un’angoscia, quella di Andrea, confidata al legale di famiglia, Gianfranco Piscitelli. Un’angoscia che non trova pace e che anzi diventa sempre più grande mano a mano che emergono dettagli e particolari raccapriccianti di un delitto confessato da Sollai, in carcere a Uta, dopo sei mesi in cui continuava a negare tutto.
Francesca era sparita da San Sperate lo scorso maggio. Il 18 luglio fu ritrovata cadavere, chiusa in un borsone da calcio, nelle campagne di San Vito, lungo la vecchia orientale sarda nella zona di Sinnai.











