Il reddito di cittadinanza non piace a nessuno. Tranne a chi lo incassa dal divano di casa, naturalmente. E tranne ai 5 Stelle, che lo hanno voluto a tutti i costi e potuto realizzare grazie all’apoteosi elettorale di tre anni fa che si è rapidamente sgretolata come tutto quello che è costruito sul nulla di slogan e vaffa day, per poi soccombere ai più solidi e consolidati schemi della politica vecchio stampo. Rimasto poco o nulla di scintillante nelle sparute stelle che giuravano di aver abolito la povertà (andatelo a chiedere a chi a non ci arriva a fine mese, ma neanche a fine giornata, se davvero è così), ora il reddito di Cittadinanza, costato circa 15 miliardi di euro e zero posti di lavoro creati (scopo per cui nasce), è il primo a comparire sul banco degli imputati in consiglio dei ministri. Più volte Draghi ha detto di volerlo modificare, ora è il momento giusto. “La volontà politica” di “modificare” il provvedimento, viene sottolineato, è emersa da tutti gli azionisti della maggioranza, anche se in questo caso è il M5S a restare sull’attenti, pronto a correggere ma non a mettere in discussione l’assegno. “Una misura che è andata bene e che deve essere rifinanziata, potenziata e ampliata il più possibile”, taglia corto Stefano Patuanelli, ministro dell’Agricoltura che evidentemente vive su un altro pianeta. Certo il reddito non sarà abolito, ma sarà depotenziato e indirizzato verso reali necessità sociali, con una diminuzione della spesa e una maggiore stretta per mettere all’angolo furbetti e lavoratori in nero, ma sono le risorse a pesare sulla bilancia. La commissione di esperti voluta da Orlando e presieduta dalla professoressa Chiara Saraceno, a giorni diramerà un report per mettere a luce le criticità e le possibili zone di intervento. Oltre alle politiche attive da implementare ci sono, ad esempio, viene riferito, alcune storture che fanno sì che i single siano più avvantaggiati rispetto alle famiglie con figli. A due anni dalla sua istituzione, il reddito di cittadinanza si è rivelato fallimentare sotto quasi tutti i punti di vista: ha alimentato sacche di mala e parassitismo, ha reso impossibile trovare lavoratori stagionali (cosa di cui tutti gli imprenditori d’Italia si sono lamentati), non ha aiutato a creare lavoro. E’ stato, insomma, un grande spot a 5 Stelle utile solo a chi ne ha, spesso abusivamente, beneficiato.
Nella legge di bilancio su cui lavorano Mario Draghi e il ministro Daniele Franco, sono allo studio misure che – come ha anticipato il premier – contribuiscano a rendere la crescita “equa, sostenibile e duratura”. Lo scontro più duro si annuncia proprio sul Rdc ma anche su Quota 100. Draghi si è detto pronto a rivedere entrambe le misure, costose e non in linea con gli obiettivi prefissi.












