Caro direttore,
Bene ha fatto la consigliera comunale Antonella Scarfò a rivendicare a voce alta la necessità civica del decoro urbano. Alla conservazione dei centri storici è legata anche la sopravvivenza della memoria storica dei luoghi. E qui si tratta di Cagliari, che in altri tempi è stata anche capitale del regno di Sardegna. Il problema è che però, in assenza di spiegazioni che aiutino il ricordo e la conoscenza, si stanno di fatto aprendo le porte alla distruzione. Non Le sembri esagerato: qualche anno fa, nella nostra decennale lotta al rumore e al degrado urbano, segnalammo il danneggiamento dei riccioli barocchi di pietra alla base della scalinata di santa Teresa Riccioli che facevano coppia con quelli della breve scalinata del vicino Auditorium dove, di fronte all’ingresso, stazionò per un po’ anche una rete metallica: una branda per intenderci, collocata lì da coloro che la notte volevano “viverla” a Cagliari con logiche totalmente estranee alla fruizione civile e culturale. Il Comitato denunciò subito quell’uso improprio dei luoghi del centro storico che, oltre che disturbare la quiete e il sonno dei residenti, risuonava offesa al decoro e che si temeva sarebbe sicuramente degenerato in atti vandalici, che difatti ci furono. Chi vuole rinfrescarsi la memoria si legga le cronache di quegli anni.
Oggi però sappiamo che non bisogna solo contrastare le degenerazioni ma bisogna andare in direzione opposta: riconoscere e valorizzare i luoghi della storia.
Il valore di quei luoghi esige rispetto e invito alla meditazione e non l’indifferenza diurna e il rozzo baccano notturno in cui molti di essi sono stati lasciati precipitare dalla trascuratezza di chi dovrebbe sforzarsi di portarli in ogni modo alla pubblica attenzione. Non Le pare, signor direttore, che sia giunto il momento di ricordare in maniera più incisiva fatti importanti per la collettività e personaggi storici che in città hanno vissuto, studiato e lavorato per indicare alle nuove generazioni le idee fondanti della cultura sarda alle quali la mia generazione ha creduto col solo studio appassionato di innumerevoli libri?
Il caso di Emilio Lussu, valoroso in guerra e tenace costruttore del movimento sardista teso al riscatto dell’arretratezza della Sardegna nel I° dopoguerra, mi viene in mente ogni volta che passo sotto le finestre al I° piano del palazzo di piazza Martiri dove, giovane avvocato, ebbe casa e studio negli anni Venti. E dove abitò sino a quando da quelle stesse finestre dovette difendersi da solo dall’assalto dei fascisti, diventando esempio per i democratici di molte nazioni europee.
Ma oggi siamo sicuri che sia davvero sufficiente una piccola targa per tenere desta la memoria di un passato tanto importante e non sia invece possibile fare altro per difendere il valore esemplare di quel luogo?
Maria Laura Ferru, Comitato Rumore no grazie













