Un no secco, spontaneo, solidale e soprattutto unico. Dettato dalla paura di vedere un presidio ospedaliero declassato. In tutti i centri del Sarrabus – Gerrei, prosegue la mobilitazione dei cittadini in difesa del San Marcellino di Muravera. Tutti uniti per dire no al piano di ridimensionamento della rete ospedaliera, approvato dalla giunta regionale, che di fatto lo vedrebbe declassato da nosocomio di base a “stabilimento di zona disagiata”. Un comitato spontaneo poolare, sorto recentemente, con una petizione firmata da poco meno di 10mila cittadini della zona. E ci sono coinvolti proprio tutti, residenti, associazioni, sindaci e amministratori locali. In questi giorni, il fronte unico di protesta pacifica si sta mobilitando per una fiaccolata, un sit-in popolare dinnanzi alla sede del Consiglio regionale e non solo. Candele, lenzuoli bianchi, foto e scritte che “inneggiano” in maniera tenace e convinta per chiedere che nulla possa essere cambiato, soprattutto prescindendo una distanza di 60 chilometri da Cagliari per raggiungere un presidio ospedaliero.
UN LENZUOLO BIANCO PER DIRE NO. «San Vito e non solo si mobilita e difende il San Marcellino – sostiene Stefano Galdi – in tanti hanno esternato il loro dissenso contro lo scellerato piano di ridimensionamento dell’Ospedale del Sarrabus. Con un piccolo gesto, in rappresentanza di tutta la Popolazione, alcuni cittadini hanno fatto sentire la loro protesta con un semplice scatto fotografico. Grazie a tutti coloro che hanno collaborato e si sono prodigati per questa giusta causa. Noi non ci fermiamo ed uniti andremo avanti per continuare questa battaglia, voluta dall’ingiusta burocrazia Italiana. Perchè i cittadini del Sarrabus non concordano con questo scellerato ed inumano piano di ridimensionamento che la Regione vuol porre in atto. Con un gesto silenzioso ma tenace, ci uniamo in un solo grido che è quello del nostro diritto alla salute, perché anche la porzione di territorio Sardo che usufruisce dei servizi sanitari dell’Ospedale San Marcellino di Muravera ha una sua dignità umana. Non ci fermeremo, e fosse anche con mazze e pietre, difenderemo i nostri diritti».












